Numero 3 - ARTE E CULTURA DELLA POLITICA

La battaglia, la tranquillità

Quadrimestrale, Spedizione in abbonamento postale

EDITORE: Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna

Questo giornale convoca intellettuali, scrittori, scienziati, psicanalisti, imprenditori sulle questioni nodali del nostro tempo e pubblica gli esiti dei dibattiti a cui sono intervenuti in Emilia Romagna e altrove, per dare un apporto alla civiltà e al suo testo.
VLADIMIR BUKOVSKIJ
logico matematico, politologo, autore, fra l'altro, dei libri Gli archivi segreti di Mosca e La mentalita' comunista (Spirali ed.)

A QUANDO IL PROCESSO AL COMUNISMO?

Sono convinto che un paese, fin quando non è riuscito a prendere coscienza del proprio passato, quindi a digerire, per così dire, il proprio passato, non potrà avere nessun futuro. Settantatre anni di regime sovietico nel mio paese sono riusciti a distruggere l’economia, sono riusciti a distruggere la natura, sono riusciti a ridurre il paese in povertà ma soprattutto sono riusciti a operare la cosa peggiore, ovvero, sono intervenuti in modo distruttivo nella coscienza dell’uomo.
Esattamente questo deterioramento dell’anima e della coscienza, che si è verificato in seguito a settantatre anni di regime, renderà il processo di rinascita o di crescita estremamente lungo, difficoltoso e lontano nel tempo.
Secondo me, c’è stato un momento nel quale si è avuta la possibilità di affrettare questo processo, e si è trattato degli anni 1991 e 1992. In quegli anni mi trovavo a Mosca, sono stato in contatto con molti rappresentanti politici e ho cercato in tutti i modi di convincerli a celebrare un processo al comunismo. A Mosca, è necessario un processo come quello di Norimberga operato nei confronti del nazismo. Se questo processo non verrà celebrato, non saremo in grado di compiere alcun passo avanti. Abbiamo il potere di portare alla luce tutti i segreti e tutti i crimini che sono stati compiuti in settantatre anni di regime. Solo qualora riusciremo in questo intento, solo quando faremo questo, daremo ai paesi del resto del mondo la possibilità di credere in noi, di aver fiducia in noi. Solo dopo aver operato e celebrato un processo come questo, potremo sperare e contare finalmente su una presa di coscienza nei confronti del passato dei popoli che facevano parte del blocco socialista. E tuttavia in quegli anni erano troppo pochi gli uomini che cercavano di convincere i relativi responsabili dell’assoluta necessità del processo di cui abbiamo parlato. Indipendentemente da quelle che potevano essere le iniziative o le speranze dell’élite che governava il paese in quegli anni (parlo degli inizi degli anni novanta), si trattava comunque di personaggi che erano sangue del sangue, carne della carne del regime passato. Era troppo radicale quanto andavo proponendo, non hanno avuto il coraggio di attuare un processo come quello. E, in modo assolutamente prevedibile, e infatti così è avvenuto, mancando questa presa di coscienza, si assiste ora a un ritorno al passato.
Si sta cercando d’instaurare con la violenza, ora, all’interno della Federazione russa, una specie di copia minore di quella che è stata l’Unione Sovietica. Tre anni fa, con l’avvento di Putin al potere possiamo tranquillamente dire che il Kgb è tornato a occupare i ranghi della società, a livello finanziario, politico, economico e amministrativo. La cosa assurda è che, se dieci anni fa questi uomini in qualche modo mostravano di essere imbarazzati e di vergognarsi del loro passato, ora non lo fanno più. Questa è la situazione attuale. Devo dire che sono profondamente certo che riportare in piedi il regime sarà assolutamente impossibile, e tuttavia non mancheranno i tentativi per attuarlo. Anzi, i tentativi sono già in atto. Temo che la nuova generazione sarà costretta a sopportare quello che abbiamo sopportato noi. E secondo me in questo modo lo sviluppo del paese sarà allontanato almeno di altri dieci anni. Ma questa è la Russia, stiamo parlando della Russia.
Quando, invece, io volgo lo sguardo verso l’occidente, non posso liberarmi dalla percezione di un parallelismo. Il fatto che agli inizi degli anni Novanta il processo di condanna nei confronti del comunismo non sia stato portato a termine si riflette nella situazione dei paesi europei e occidentali dei giorni nostri.
Mi capita di parlare spesso nei paesi dell’Europa occidentale, in Germania, in Austria, in Svizzera, un po’ ovunque, e non manco mai di dire che nella situazione attuale la colpa non va attribuita alla gente di sinistra, con simpatie di sinistra, perché quelli non sono mai cambiati, sono sempre rimasti gli stessi. È inutile arrabbiarsi di fronte a un comunista, perché un comunista è quello che è e non può essere diverso da quello che è. Il problema quindi non è in loro, ma in noi. Siamo noi che difettiamo di coraggio, di consequenzialità, di audacia e di forza per combatterli come si deve. Forse, non abbiamo ancora capito abbastanza quanto pericoloso sia questo nemico. Forse, non abbiamo ancora capito che non c’è nulla di più importante per l’uomo di oggi che portare a termine e porre un punto fermo, porre fine al comunismo.
Cerco sempre di far capire ai miei ascoltatori che il processo di perdita della libertà è un processo che avanza in modo quasi impercettibile. Basta cedere a un lieve compromesso da un lato, accettare una piccola cosa dall’altra e di botto ci si potrebbe risvegliare in un gulag. Ma il processo per riacquistare la libertà perduta è un processo molto lungo e molto doloroso.
Ritengo che la Cina stia seguendo pedissequamente l’esempio del grande fratello d’Europa. Sì, piace molto parlare oggi di una certa versione alla cinese, di una terza via cinese. Io non vedo questa terza via cinese, quest’alternativa cinese. Io vedo che in Cina si sta semplicemente degenerando e sta avvenendo all’interno delle strutture del Partito esattamente lo stesso processo degenerativo che abbiamo osservato in Unione Sovietica.
Stando alle dichiarazioni e alle parole dei miei amici dissidenti cinesi, ai quali ovviamente devo credere perché sicuramente conosceranno la realtà del paese meglio di me, io posso solo dire che l’apparente fioritura economica della Cina è molto localizzata e molto limitata a aree geografiche specifiche. Mentre la maggior parte del paese vive nella povertà più disperata. Quindi, poca differenza con la Cina di Mao Tse-Tung. Inoltre, non dimentichiamo che si continuano a reprimere con la violenza per esempio le popolazioni del Tibet e le minoranze etniche. Quindi, veramente ben poca differenza con il comportamento che ha distinto la Cina per decenni.
Fare delle previsioni cronologicamente precise è praticamente impossibile, anche perché ci riferiamo a un paese di dimensioni enormi con una popolazione che rappresenta il 60% dell’umanità. Quindi, dare una scadenza è impossibile. Però, vi posso dire con certezza che in Cina succederà lo stesso processo di frammentazione e di dissolvimento, sull’esempio del processo che si è verificato all’interno dell’Unione sovietica.