La trasformazione nel lavoro, nella vendita, nell'impresa | |||||||||||
Quadrimestrale, Spedizione in abbonamento postale EDITORE: Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna Questo giornale convoca intellettuali, scrittori, scienziati, psicanalisti, imprenditori sulle questioni nodali del nostro tempo e pubblica gli esiti dei dibattiti a cui sono intervenuti in Emilia Romagna e altrove, per dare un apporto alla civiltà e al suo testo. | |||||||||||
SERGIO DALLA VAL psicanalista, cifrante, presidente dellAssociazione Culturale Progetto Emilia Romagna UN ALIBI PER LA VITA Questo primo numero della rivista La Città del Secondo Rinascimento riporta testi e interventi sorti lungo il dibattito suscitato in Italia dal libro di Emilio Fontela Come divenire imprenditore nel ventunesimo secolo (Spirali edizioni). Economista, protagonista del movimento The Second Renaissance, studioso di cifrematica, Fontela si avvale della sua ricerca e della sua pratica internazionale per indagare le questioni e le categorie delleconomia, ritrovandole, lungo una lettura, nel testo culturale e scientifico delloccidente. Il mercato, il lavoro, la produzione: i tre mondi (per riprendere il titolo del famoso libro di Jacques Attali) che da sempre definiscono gli ambiti delleconomia risultano come non mai questioni essenziali nellitinerario di ciascuno, aspetti della logica della vita e non espedienti per la tecnica della sopravvivenza. Lesigenza di uneconomia nuova emerge perché per troppo tempo leconomia è stata il discorso del catalogo delle necessità, della distribuzione delle risorse, della soddisfazione dei bisogni. È risultata così esorcismo della morte, segnatamente di fame e di freddo, dunque economia della sopravvivenza. Economia fatta dal sacrificio, minimo male socialmente necessario, che Freud individuava precisamente nella messa a morte del padre e nellincesto: economia contro il padre, le donne, la sessualità, per una gestione del godimento di cui il salario dovrebbe essere il risarcimento. Unica sicurezza la morte, che sancisce un mercato e unimpresa di cose inerti e finite, esposte a ogni senso e significazione. A nulla vale passare dalleconomia di mercato alleconomia dellimpresa, a quella del terziario avanzato, a quella delle nuove tecnologie della comunicazione (net economy) se i presupposti restano, romanticamente, quelli del risparmio contro il dispendio, dellinvestimento condizionato dalla paura della fine, della comunicazione come globalizzazione della mentalità. Già Freud aveva notato nel Motto di spirito che più che del risparmio il godimento è effetto di dispendio, in Oltre il principio di piacere che linvestimento è pulsionale e comporta linfinito, in Mosè e il monoteismo che linvenzione procede dalla tradizione, non le si oppone. Occorreva la psicanalisi del secondo rinascimento, la cifrematica, per esigere uneconomia senza sostanza e senza soggetto, che sono le due ipostasi per il riferimento alla morte (cfr. leditoriale del numero zero). Leconomia della cifrematica, leconomia nuova, è economia nella parola non del discorso, del logo, basato sui presupposti filosofici di Platone e di Aristotele, in cui la domanda fonda la risposta e il sistema garantisce la circolazione, prima di tutto del sangue, che per Aristotele è il bene economico per eccellenza. Ma non al logo greco, bensì allebraismo è spettato porre per primo lesigenza di uneconomia nuova, che ha la sua condizione nella moneta e non nel possesso, nellastrazione e non nellidolatria (come annota Nadine Shenkar nel suo bel libro Larte ebraica e la cabala): in questa direzione è da leggersi il divieto biblico dellusura, come divieto della localizzazione, padroneggiabilità, raffigurabilità del profitto, come impossibilità di assumere quellusura insituabile nella parola che ne rilascia il profitto intellettuale, quando luso è già abuso, e il superfluo è già necessità. E sulla scia dellebraismo Freud ha trovato le leggi delleconomia non dove il logo le rappresentava, cioè nella contabilità algebrica delle merci, delle donne, dei soldi, ma nella realtà psichica, in unaltra scena (Ein andere Schauplatz), in un altrove, in un oltre che non è un al di là. Altrove, in latino alibi: leconomia, scrive Armando Verdiglione nel Giardino dellautoma, è alibi della parola, come altrove dalla rappresentazione, altrove dalla sostanza, altrove dalla necessità. Alibi leconomia perché mai domestica, mai familiare, bensì linguistica: sintassi incodificabile perché altrove dalle parentele e dalle genealogie che, da Aristotele a Levi-Strauss, garantiscono leconomia del sangue, cui le donne non riescono a partecipare. Economia che procede dallapertura originaria, non dalle coperture, dai patti sociali. Per questa apertura la questione economica resta questione del padre, del nome, della sintassi nella parola, non della morte al di fuori della parola. Questione dellintoglibilità dello zero, per incominciare a dire, a fare, a guadagnare, non della possibilità dellazzeramento cui sopravvivere. Leconomia è un alibi per la vita senza soggetto e senza sostanza, non per sopravvivere nella padronanza (old economy) e nella dipendenza (new economy). Come fare di questaltrove, di questalibi la via facile, naturale, senza postulare uneconomia convenzionale, dunque negarne la portata inconscia, la sua difficoltà, la sua sintassi dal godimento irrappresentabile? Come farne una giustificazione per legittimare il soggetto della povertà o della miseria o del bisogno? Sarebbe creare un alibi dellalibi, tentare di codificare una grammatica per la significazione dei soldi, delle merci, delle donne, da portare, magari grazie a Internet, a un mercato dove tutto è sostituibile e convertibile in tutto, con una globalizzazione della stupidità, un mercato già pronto in cui importerebbero laccesso, ladesione, lutilizzo, come un gran paese dei balocchi senza più autorità, incominciamento, aumento. Internet e le telecomunicazioni, nella loro logica e non nella loro mitologia, tendono a sottolineare questa insostanzialità dei beni che esistono e si scambiano nella telecomunicazione, non nella spazializzazione del mercato e della produzione. Ma leconomia nuova non è la new economy, che, come nota Elserino Piol in questo numero, non esiste, come del resto lold economy. Leconomia nuova è leconomia dellinstaurazione della parola originaria, senza più riferimento al discorso della morte: rete non codificabile, scambio non sostanziale, lavoro di ricerca, produzione intellettuale che possono avvalersi delle nuove tecnologie come apporto per costituire dispositivi di ricerca, di vendita, dimpresa nuovi perché non dipendono dal sistema naturale, cioè convenzionale, ma dal cervello artificiale, cioè intellettuale. Limpresa del terzo millennio, scrive Emilio Fontela, esige brainworkers, lavoratori di cervello. Ma il cervello non è individuale o collettivo, e non è strumento di conoscenza e di mentalità: il cervello è temporale, dispositivo di direzione in cui ciascuno esiste. Una direzione di qualità, garantita dallassoluto e assicurata dal rischio di vita, che consenta che la rivoluzione delle telecomunicazioni segua il volgersi delle cose nella spirale verso la loro cifra e non confermi la circolarità della significazione. | |||||||||||