| SERGIO DALLA VAL psicanalista, brainworker, presidente dell'Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna
ARTE E CULTURA DELLA POLITICA. LA BATTAGLIA, LA TRANQUILLITA'
Le necessitati possono essere molte, ma quella è più forte che ti costringe o vincere o perdere scriveva Machiavelli. Con il testo dello scrivano fiorentino la politica non è più larte del possibile, ma la via della necessità: dalla questione di vita o di morte alla riuscita, secondo loccorrenza. Necessità non ontologica, occorrenza linguistica, poetica, pragmatica. Le cose non aspettano tempo, scrive, dunque occorre fare quello che occorre: non cè scelta, fatta apposta per rimandare, indugiare, ritardare, stare a vedere, Et, quanto alla neutralità, il quale partito mi par sentire approvare da molti scrive Machiavelli a Vettori , a me non può piacere, perché io non ho memoria, né in quelle cose che ho vedute, né in quelle che ho lette, che fosse mai buono, anzi è sempre stato pernitiosissimo, perché si perde al certo. Qual è la lingua della politica del tempo, delloccorrenza e non della neutralità? Non quella degli animali politici, come Aristotele ha definito gli umani in quanto tutti, in quanto mortali. La loro lingua è il dialogo greco, con cui aver sempre ragione. Ma questa è la lingua del conflitto dei litiganti, la chiamava Leonardo la lingua di chi parla la propria, che deve imporre o difendere. Contro lAltro. In questa lingua tutto deve tradursi e trasmettersi, interpretarsi e applicarsi, salvo essere messo al bando, come terzo escluso. Lingua unica e universale, lingua del conflitto che il patto sociale, lalleanza finale, deve mediare e terminare. Con lultima guerra, con la guerra sempre ultima. La guerra è sempre civile, è fatta in nome delle radici, dei fondamenti della propria civiltà. Come nota Assia Djebar, ogni fondamentalismo è religioso senza fede che non sia propria, è credente senza dio che non sia da applicare; adora e difende ciò che ha creato: la nostra lingua, le nostre origini, il nostro popolo. Può essere contro o nel rispetto di quelli degli altri: universi a confronto, diversi a confronto. Così a un fondamentalismo bellicoso, che è guerriglia sociale, scontro di forze, risponde quello pacifista, che è compromesso sociale, equilibrio di forze. Avere come fine la pace è un modo di trovarsi sempre in conflitto. Politica dei porcospini, direbbe Freud, distanti non tanto da avere freddo, vicini non tanto da pungersi. Politica zoologica: a ognuno il suo genere e la sua specie di aristotelico ricordo, con un denominatore comune: la morte. Fondamentalismo: ogni monoteismo più paganesimo, cioè senza linfigurabile, lirrappresentabile, linconcepibile; così ognuno può farsi dio, anche nel senso di costruirselo a suo uso e consumo, e combattere ogni Satana come presume abbia fatto dio, e abbattere ogni torre come presume abbia fatto dio. Bin Laden sa cosa vuole dio, e esegue. Il fondamentalismo resta nel dialogo greco, manca linvenzione straordinaria dei monoteismi: il nome non può nominarsi, lo zero non azzera. Da allora dio e la scrittura non possono divenire idoli, cioè fondamenti, radici, patrie della parola, come vuole ogni naturalismo e zoomorfismo politico, da Aristotele a Hobbes, Per questo, come nota Verdiglione nellintervista in questo numero, il fondamentalismo arabo non si oppone alla politica occidentale, quella degli animali politici, bensì partecipa più al logo greco che ai monoteismi ebreo, cristiano, islamico. Gia Freud aveva indicato che la politica nel discorso occidentale deve fondarsi sul fatto di morte, lassassinio del padre, da cui viene lalleanza sociale che spartisce il potere tra i fratelli e lordine genealogico che regolamenta la sessualità, a partire dallanimale totemico, secondo i criteri dellidentità e della diversità sessuali/sociali. Come non notare che in questa politica dellincesto si tratta dei principi didentità, di non contraddizione e di terzo escluso di cui Aristotele ha nutrito Alessandro, il primo imperatore? La lingua dei litiganti, del conflitto sociale e di classe è il logo dAristotele e del pensiero greco, non del monoteismo. Non cè più logo se la politica è questione di civitas più che di polis, di Gerusalemme, Roma, New York più che di Atene, Bisanzio, Kabul. Il secondo rinascimento esige una politica dellAltro, non dellincesto: politica della città temporale, dellinfinito, dellospite, non della polis geometrica, del finito, del terzo escluso. Necessità fa virtù, scrive Machiavelli, alludendo a una politica che si attenga alloccorrenza delle cose che si fanno, non al possibile o al probabile del pacifismo sociale. La battaglia non finisce, la battaglia decide della guerra, che non è politica con un altro nome, è questaltra politica intellettuale, imprenditoriale, industriale. Mentre la necessità della politica è la necessità del riferimento alla morte, che fa la verità del legame sociale e dellordine simbolico. Ma per lautore del Principe è il tempo a governare le cose, non la morte. Se esiste la fortuna, i giochi non sono fatti: il tempo viene facendo, e non finisce.
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