| SERGIO DALLA VAL psicanalista, brainworker, presidente dellAssociazione Culturale Progetto Emilia Romagna
IL CERVELLO ARTIFICIALE
Il termine Brainworker viene ufficialmente divulgato per la prima volta nel rapporto preparato per il programma FAST della Comunità Europea elaborato da R. von Gizycki e W. Ulrich The Brain-Workers (Oldenburg Verlag, Monaco, 1988) e giunge in Italia con la pubblicazione del libro di Emilio Fontela Sfide per giovani economisti (Spirali, 1997). In questo saggio, leconomista del Club di Lisbona di cui in questo numero pubblichiamo un testo inedito, tra le caratteristiche di questo lavoratore di cervello, tipico della nostra era, evidenzia la creatività, linnovazione, lastrazione, la capacità di rischio, lattitudine al ragionamento estetico e intellettuale. La questione è stata ripresa nel primo corso in Italia di brainworker, da me progettato, tenutosi per il Fondo Sociale Europeo nella Villa San Carlo Borromeo di Senago nellanno 1998, corso che ha formato i primi brainworkers e ha costituito le basi per lAssociazione Europea di Brainworkers Onlus, cui partecipa Elisabetta Costa, presidente della sezione milanese, che ci ha inviato un contributo per questo numero. Già in quel corso constatammo che, pur concernendo essenzialmente la direzione dellimpresa, in particolare del terziario avanzato, lo statuto di brainworker non può non riguardare ciascun lavoratore, ricercatore, professionista, perché nellera della comunicazione nessuno può esimersi, nella sua pratica, da una responsabilità non settoriale, da un intendimento globale, dallinvenzione, dalla lucidità intellettuale. In altri termini, il lavoro di cervello non si oppone (come accade invece nella filosofia greca, oggi divenuta luogo comune) al lavoro manuale, almeno da quando con il Rinascimento, la mano stessa è intellettuale: mano non inerte, mano che è la parola stessa in quanto non manipolabile constata la cifrematica , mano operazionale (la manuale operazione di Leonardo), mano pulsionale, che progetta, che divide, che piega. Brainworking. Con la cifrematica il cervello del brainworker è nella logica della parola, non del dialogo e della dialettica filosofica; è intellettuale, non è naturale perciò non è mentale. Brainworking: nessuna padronanza, nessun passaggio allazione nella parola. Nel discorso occidentale il primato del cervello è primato del sistema, come luogo per padroneggiare la parola, lintendimento, il tempo: rapporto maestro-allievo, scatola cranica, scatola nera sono cervelli naturali, ossia luoghi dellorganizzazione, della direzione dellorganismo come sistema; il cervello stesso diventa sistema, nervoso prima, relazionale poi, ma sempre unificante, monopolistico, globalizzante. Cosaltro potrebbe essere il lavoratore con questo cervello, se non lesperto nelle coperture, nel compromesso sociale, nellaggiustamento, nelladattamento, per riportare limpresa, larte, la ricerca, la finanza, la salute a una gestione della sopravvivenza, partendo cioè dal fallimento, dalla fine, dalla morte delle cose? Non è questo ciò che lAssociazione Europea di Brainworker offre alle imprese, alle banche, alle assicurazioni, alle società e alle istituzioni impegnate nella trasformazione planetaria. Il cervello che giunga allintendimento non è unitario, sistematico, organico, mentale, è cervello artificiale, industriale, intellettuale. Solo per questa via lo stesso Internet, con i suoi nodi e la sua rete, può risultare relazione e sintassi, contesto e testo, come nota nel suo intervento Marco Maiocchi, non sistema unificante e uniformante. La cifrematica esige che nellimpresa, nella finanza, nel commercio, nella famiglia ci sia cervello non per riportarli a una metafora organicista, ovvero perché si organizzino partendo dallidea di competenza, di consapevolezza, di finitezza: importano il ragionamento, che segue al fare, lintendimento, che si dà al colmo del malinteso, la lucidità, che, come nota Armando Verdiglione in questo numero, comporta che le cose che sintendono giungano a compimento. Con la cifrematica il brainworker non è il custode platonico senza parola e senza sessualità, come nota Carlo Sini in questo numero, ma uno statuto nella parola. Intellettuale perché non procede dal sistema, dalla chiusura, dallunità e non mira a ritornarvi, con lesclusione del terzo, dellAltro: procede dal due originario, dallapertura, in direzione della qualità, lungo la logica particolare, secondo loccorrenza e per la via del malinteso. Qui il cervello non è spaziale, dunque contenitore, ma temporale, inordinale, pragmatico: è dispositivo, dal latino dispositio, con cui Quintiliano traduce il greco rythmos, ritmo. Questione di ritmo, daritmetica nel dispositivo dintendimento. Dispositivo: mai stabilito prima, sinstaura dicendo e sinstaura facendo, cioè le cose che esistono nel tempo dicendo e facendo divengono infinite, giungono a qualità. Con la cifrematica, quando la psicanalisi è esperienza originaria, ciascuno esiste nel dispositivo, non nellontologia, e ha da divenire dispositivo, non soggetto, quindi cifra, qualità: dispositivo di vendita, commerciale, artistico, dimpresa, finanziario, di produzione, di scrittura, politico, di direzione, di solidarietà. In ciascun caso dispositivo di conclusione al piacere, intellettuale, mai ordinale, mai alternativo, cioè sempre senza abito da cambiare o divisa da servire. E al cervello non importa più la conoscenza, che è sempre di sé o dellAltro, del bene e del male, che procede per scelte, senza mai decisione: brainworking sinstaura il cervello dellintendimento, che esige per ciascuno il progetto e il programma, la ricerca e la scrittura, il labirinto e il piacere.
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