| SERGIO DALLA VAL Psicanalista, brainworker, presidente dell'Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna
LO STRESS, LA SALUTE
Il titolo di questo numero della rivista, Lo stress, la salute sembrerebbe indicare unalternativa tra i due termini, o addirittura un rapporto fra causa e effetto: è ormai luogo comune credere che gran parte delle malattie, soprattutto incurabili, dipendano dallo stress (in inglese tensione, pressione), magari intenso o prolungato. Ma i testi qui pubblicati, che prendono spunto dal congresso internazionale dellAssociazione di cifrematica Stress. la clinica della vita(in cui sono state prese le interviste qui riportate a Rasnick e a Lothane) e dal dibattito suscitato a Bologna e altrove dal libro di Jillie Collings Il cuore senza chirurgia, (Spirali edizioni), indicano altre direzioni di ricerca: per un verso la salute non è quantificabile in standard e statistiche né può essere intesa come lo stare bene a tutti i costi, magari chirurgici e farmacologici; per laltro solo se riducibile al benessere e allequilibrio, la salute trova nello stress un antagonista, anziché una virtù perché sulla vita non pesi più lipoteca della malattia. Sta qui linteresse del libro della Collings che, per le malattie cardiovascolari e dunque linfarto, rileva i limiti e, addirittura, i danni delle terapie farmacologiche e chirurgiche ma, illustrando i meriti delle terapie chelanti (cfr. gli articoli di Pontiggia e Zanella) e di un modo di vivere senza sostanze, non per questo cade in facili mitologie del benessere a tutti i costi, dellobbligo al relax e alla calma che in particolare le malattie cardiovascolari richiederebbero. Non le sfugge che il problema non è la tensione, ma la reazione a essa mangiando, fumando, bevendo, agitandosi o rilassandosi, prendendo medicine per dormire o per svegliarsi. E, come dichiara Verdiglione in questo numero, lo stress non è patologico, lo è tutto ciò con cui noi reagiamo per opporci allo stress come istanza intellettuale, allinstaurazione del tempo, delloccorrenza, delle esigenze di ciascun giorno. Infarto viene da farcire, ovvero riempire, ed ecco locclusione. Cè chi passa il suo tempo a riempirsi la giornata di cose da fare per non fare nulla, a illudersi di fare affacendandosi, a cibarsi di tutto per non nutrirsi, a riempirsi di sapere, di ricordi, di indugi, di rimandi per non fare. Quando lempasse si fa blocco, quando lostacolo ostruisce abbiamo linfarto come contraccolpo, come impossibile negazione della tensione della parola. Lungi dalla psicosomatica, la clinica cifrematica constata che vi è chi cerca di opporsi alla parola tenendo un discorso, chiamato ossessivo, che indugia proprio nelleconomia contro questo tempo che interviene, nei rimedi e negli sforzi per evitare il fare; discorso che cerca i limiti, li mantiene con i rituali, prova lesorcismo delloggetto, tenta leliminazione della differenza, fino a trovarsi nellimpossibilità di giungere a concludere le cose. In questassenza di conclusione, magari attribuita allAltro, incappa nellocclusione, arteriosa, o intestinale. Eppure per la cifrematica la stessa malattia è una spia, non un male, è una sottolineatura che occorrono nuovi dispositivi di vita, di salute, dimpresa. Però molto spesso chi si trova in un determinato discorso reagisce a questa malattia negli stessi termini con cui vi è giunto. Cioè anziché cogliere loccasione per una trasformazione della vita, rispetto al modo di vivere, di cibarsi, di pensare, di organizzare la giornata ecco che nella stessa cura riproduce i medesimi termini economici, esorcistici, inconcludenti, senzAltro. Problemi di circolazione? Circolare! è secondo Hegel limperativo sociale: per ogni stato di polizia occorre una sola cosa, che tutto, bene o male, circoli, che tutto vada e venga senza fare, senza scrittura, senza restituzione. La circolarità è conciliazione degli opposti, loro equilibrio, benessere che deve economizzare il malessere, realizzando larmonia. Nessuna salute in questa mitologia salutista: proprio i problemi di circolazione sono una sottolineatura che non è possibile che le cose facciano cerchio, salvo girare in tondo, come chi cerca la negatività e se ne nutre, ovvero insegue la propria coda e se la mangia. La salute esige che le cose si dicano, si facciano, concludano alla qualità, alla cifra. Senza la conclusione emergono locclusione, linclusione, fino alla reclusione, finché ciascuna cosa, la vita stessa diviene una prigione, da cui dover sempre evadere. Ma la salute non è il benessere, è istanza di qualità: sta nel ritmo, nei dispositivi, nellimpresa intellettuale di ciascuno; e la riuscita dellimpresa (di cui parlano in questo numero Pini, Blondi e altri imprenditori a proposito del brainworking) non consente evasioni, vie di fuga, alternative. Non cè più clusione: la stessa conclusione occorre divenga lindice della riuscita. Per questo la salute esige limpresa, cioè occorre attenersi alloccorrenza e allurgenza, inventando dispositivi commerciali, di ricerca, di vendita, finanziari, di scrittura. Lo stress non si oppone allimpresa, e dunque alla salute, perché è la tensione intellettuale, la forza che attua una tenuta delle cose e le rivolge alla qualità.
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