Numero 11

L'Industria, la Città, l'Ambiente
Quadrimestrale, Spedizione in abbonamento postale

EDITORE: Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna

Questo giornale convoca intellettuali, scrittori, scienziati, psicanalisti, imprenditori sulle questioni nodali del nostro tempo e pubblica gli esiti dei dibattiti a cui sono intervenuti in Emilia Romagna e altrove, per dare un apporto alla civiltà e al suo testo.
SERGIO DALLA VAL
Cifrante, brainworker, presidente dell'Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna

LA MODERNITÀ

Questo numero della “Città del secondo rinascimento”, che ha preso avvio dal dibattito intorno al libro di Sergio Mattia, L’ambiente, la città, i valori (Spirali), lancia un appello all’intelligenza, alla civiltà, alla qualità, proprio mentre dal terrorismo fondamentalista sembrano ormai dipendere i media, l’economia, la politica.

Non a caso sono le città, da NewYork a Madrid, da Gerusalemme a Ankara, da Mosca a Roma, a trovarsi nel mirino della distruzione e del ricatto: nulla come la città è base della modernità, della globalizzazione, del nomadismo intellettuale contro cui gli arcaismi del terrorismo si scagliano. Ma la modernità può definirsi soltanto attraverso i diritti civili o la democrazia cui il pianeta dovrebbe conformarsi? La civiltà non coincide con il discorso occidentale, in cui la civiltà, la civitas e la città erano spaziali, geometriche e senza il tempo.

Il discorso occidentale, da Platone e Aristotele, ha demonizzato la città in nome dell’utopia, togliendo a essa la vita, il fare; l’ideologia romantica l’ha sottoposta al principio di ragione sufficiente, l’ha finalizzata all’utilità sociale con criteri e piani regolatori che precludono dal tempo e dal fare.

Gli articoli di questo numero avanzano l’istanza di una civitas della parola, del fare, dell’impresa. E moderna risulta non la città visibile, pianificata, fissata da algebre e geometrie a misura d’uomo: moderna è la città secondo il modo della parola, modo dell’impresa, dell’arte, della finanza, della comunicazione.

La modernità è intellettuale, modo del due, dell’apertura, e modo del tre, del tempo. Modo del rinascimento e modo dell’industria. Il moderno è originario e non si oppone all’antico: “L’antico, come l’originario, s’inscrive tanto nel moderno quanto nell’avvenire”, scrive Armando Verdiglione.

Sta qui una classicità che è propria dell’instaurazione del modo della parola, come indica la testimonianza di Cristina Frua De Angeli, a propoposito del restauro di Villa San Carlo Borromeo: l’antico s’instaura, più che si restaura, e prova come la città della parola esiga la restituzione in qualità e non in pristino.

Nella modernità le cose rinascono e si strutturano per approdare alla qualità.

L’ambiente non è naturale ma intellettuale: la vita esige il terreno dell’Altro e il suo diritto, quindi, l’umiltà, la generosità e l’indulgenza, non i vincoli contro l’Altro.

Questi sono i valori che provengono dal rinascimento e non dai criteri illuministici fatti dal diritto dell’uomo contro il diritto dell’Altro.