LUCIANO FECONDINI
Presidente del CONSOBIOMED (Mirandola)L'INNOVAZIONE NEL SETTORE BIOMEDICALE
Intervista di Anna Spadafora
Il settore biomedicale ha dato un impulso notevolissimo alla ricerca, ma anche alla stessa pratica medica. Prendiamo l’invenzione dei prodotti monouso, per esempio, che oggi sono diventati insostituibili.
Il monouso è la vita del distretto di Mirandola. Circa l’ottanta per cento del fatturato globale (pari a ottocento milioni di euro) è costituito dai prodotti monouso. Il monouso spesso porta a profondi dibattiti e a volte a interpretazioni assurde, almeno dal punto di vista del progettista e del produttore. Molte strutture sanitarie non apprezzano il grande vantaggio che il monouso comporta in termini di riduzione costi. Pensano che il fatto che sia un usa-e-getta comporti costi spropositati, invece, nella stragrande maggioranza dei casi, esso consente di dare la massima sicurezza al paziente, ma anche di ridurre enormemente i costi interni. Vediamo strutture che a volte riutilizzano prodotti dopo averli risciacquati: questo comporta costi poco evidenti ma certi, come il rischio di infezioni, per non parlare dei danni ambientali che comunque comporta l’uso di agenti chimici. Poi qualcuno pensa di ridurre i costi riusando i prodotti, senza calcolare che l’acquisto dei prodotti monouso incide nell’ordine del cinque per cento sul budget globale della sanità. Quindi, qualcuno si ostina a pensare di ridurre i costi creando problemi ai pazienti a fronte di un risparmio inferiore al cinque per cento. Il meno che possa dirsi è che non è un approccio lungimirante.
Per quanto riguarda il distretto, la sfida che abbiamo davanti è quella delle economie evolute, ossia quella di continuare a innovare e a dare contenuti d’intelligenza e di prodotti, perché non siamo assolutamente in grado di competere sui costi di produzione. In alcuni casi, le aziende si sono attrezzate con un livello di automazione adeguato, ove possibile, e in altri si è già sentito in maniera pesante un decentramento del manufatto, nella produzione dei dispositivi medicali più semplici, verso aree in cui il costo del lavoro è decisamente inferiore. È una minaccia sempre più consistente, i nomi sono sempre i soliti, la Cina in primo piano e l’India subito dopo. Parliamo di paesi in cui il costo della manodopera si aggira intorno ai cinquanta euro al mese. Purtroppo, quando non ci sono contenuti tecnologici sofisticati nella configurazione del prodotto, ma può essere fatta con manodopera abbastanza rudimentale, in ambiente di lavoro discutibile, come accade in quelle aree, il mercato scivola verso quel tipo di fornitori.
Quindi, il futuro di Mirandola è fortemente legato alla capacità di produrre idee nuove, prodotti nuovi e prodotti sofisticati.
Su questo percorso vedo in futuro anche un recupero delle macchine, perché mentre il prodotto monouso, basato su componentistica semplice, può essere teoricamente fabbricato ovunque, per i macchinari la barriera tecnologica è più alta. Si presume, quindi, che l’attuale rapporto di ottanta a venti si porterà un po’ più verso le macchine, che comunque sono sempre state veicolo per la promozione del monouso, utilizzato spesso con i macchinari.
La frontiera della dialisi ha raggiunto una meta importante proprio in questo distretto. In questi anni che cosa è cambiato?
La dialisi fa ancora la parte del leone sui nostri fatturati, anche se la cardiochirurgia, grazie ad aziende del gruppo Sorin, leader mondiale, ha fatto notevoli passi. Nella dialisi c’è stata un’ottimizzazione della metodica, grazie a membrane e filtri con prestazioni altamente superiori, macchinari in grado di dare maggiore affidabilità e miglior controllo del trattamento. Tutto è stato migliorato, dagli aghi agli accessi vascolari, consentendo, quindi, più elevati flussi sangue prelevabili dal corpo del paziente in modo da accorciare le dialisi. E, non solo si è accorciato il tempo che una persona deve trascorrere in ospedale attaccata a una macchina, scendendo dalle dodici alle tre-quattro ore, ma l’aspettativa di vita dei pazienti in dialisi si è allungata notevolmente, fino a vent’anni.
Ci sono novità nella cardiochirurgia?
Fortunatamente per l’uomo, il numero degli interventi a cuore aperto è in calo, perché le metodiche meno invasive hanno fatto progressi enormi. Le angioplastiche, gli stent, l’accesso al cuore per vie arteriose hanno consentito di realizzare molti interventi che un tempo richiedevano l’apertura del torace. Poi, la ricostruzione dei tessuti attraverso le cellule staminali oggi fa parte di quelle nuove frontiere che fanno pensare che in questo settore la rivoluzione sia molto consistente.
Quali servizi offre il vostro Consorzio?
Servizi di assistenza a tutti gli associati, per quanto riguarda le problematiche di assicurazioni di qualità in senso lato, che vuol dire essere aggiornati sulle norme e sulle direttive europee, tenere i rapporti con l’associazione di categoria Assobiomedica, ossia la Confindustria del settore biomedicale, promuovere l’immagine del distretto biomedicale di Mirandola nelle più importanti fiere di settore. Il Consorzio segue anche le problematiche di registrazione prodotti in paesi fuori dall’Unione Europea, quindi ci aiuta nelle nostre problematiche di export che nel settore medicale sono sempre precedute da pesanti problemi di registrazione prodotti. È importante che una piccola impresa sia assistita dalla nostra struttura per riuscire a capire meglio come muoversi in certi mercati e quali procedure seguire. Poi abbiamo un servizio di controllo e validazione degli ambienti produttivi, camera bianca con conta particellare e controllo microbiologico. Il Consorzio è una struttura di cui beneficiano le piccole imprese. Il fatto stesso che trenta su sessanta siano associate è una conferma del successo.