CARLO MARCHETTI
Ricercatore, cifrante
LA SCIENZA DEL TERZO MILLENNIO: UTOPIA E MEMORIA
Nella storia degli umani, lesordio di ciascun secolo e di ciascun millennio ha visto anche laffermazione di grandi tematiche, ciascuna volta differenti da quelle precedenti. Se il secondo millennio era iniziato nel vasto scenario delle grandi religioni monoteistiche, la cristiana e la musulmana, con il succedersi dei secoli, in occidente, sono andati precisandosi nuovi elementi della scena, riguardanti via via il rinascimento dellarte, il rinnovato interesse per la lingua, la riscoperta della filosofia e del diritto, la postulazione della politica come arte e come scienza.
A partire soprattutto dal sedicesimo e diciassettesimo secolo, da Galileo, Bacone, Copernico, Newton, la questione della scienza ha assunto unimportanza sempre crescente, fino a divenire, nel diciannovesimo secolo, prevalente e quasi totalizzante rispetto alle altre tematiche, religione compresa. Se nei primi tempi, e per certi aspetti fino ad anni recenti, è stato inteso come scienza il complesso di conoscenze intorno ad un determinato oggetto, ottenute attraverso una metodologia definita, a iniziare dallapriorismo di Whewell e dallinduttivismo di Stuart Mill sono stati riconosciuti quegli elementi di concretezza che hanno distaccato sempre più la scienza dal discorso cartesiano e dalla gnoseologia di Kant. Poincaré, Helmoltz, Nagel e, in anni più recenti, Wittgenstein, Koyré, Quine, Kuhn, Feyerabend, in parte lo stesso Popper, hanno accentuato lautonomia della scienza dalla gnoseologia in favore della crescita delle conoscenze scientifiche, aprendo la strada per un verso allempirismo logico, a Putnam, Grünbaum, Nowak e altri, per laltro alla metodologia dei programmi di ricerca scientifica, a Lakatos e, per quanto riguarda soprattutto la medicina e la biologia, a Campbell e a Lorenz.
In questo rinnovato scenario hanno trovato allocazione precipua le tantissime scoperte e innovazioni in campo scientifico dellultimo secolo, in parte sorte da ricerche individuali su tutte, quelle di Peano, Hertz, Marconi nellambito della fisica in parte a completamento di linee di ricerca avviate nellambito delluniversità e dellimpresa, attraverso un lavoro di équipe, spesso, e con importanza crescente, sostenuto dai caratteri dellinterdisciplinarietà, dellintersettorialità e dellintegrazione. Lulteriore elemento di grande importanza per la scienza nellesordio di questo millennio, in direzione della sua concretezza, è il successo, decretato a una scoperta, dal favore che incontra presso il pubblico, effetto, a sua volta, anche di efficaci campagne di comunicazione.
Il terzo millennio, per questo aspetto, si è aperto indubitabilmente con tre grandi tematiche. La comunicazione, intesa sia come scienza applicata, riguardante le telecomunicazioni e la telematica, sia come scienza concernente le differenti modalità degli umani di comunicare tra loro. Linformatica, nel suo aspetto macchina, hardware e software, e come linguaggio e intelligenza artificiale. La salute, non più limitata alla dicotomia stare bene/stare male, ma propositrice di strategie di vita e paradigma in direzione della sua qualità, sostituendosi, per molti aspetti, alla tradizionale speculazione filosofica.
Linteresse degli umani, il numero e la vendita di riviste e di libri specializzati dedicati a questi temi, il numero di ore e linvestimento pubblico e privato riservati a essi nei news programme e nei news media, e soprattutto laspetto economico e finanziario, con investimenti diretti e borsistici e conseguenti utili incommensurabili rispetto a qualunque altro settore delleconomia attuale, hanno tolto la scienza dallambito esclusivo dei cosiddetti esperti e addetti ai lavori, testimoniando nella loro coralità un successo e unadesione riservati in altri momenti e in altre contingenze storiche solamente ai fenomeni religiosi e alle grandi ideologie. Oramai, non ci si chiede più se la medicina, la psicanalisi, la stessa informatica siano scienze epistemologicamente corrette, o semplicemente scienze, oppure no. La vastità delloggetto di cui si occupano e linteresse che suscitano negli umani fa sì che vengano considerate e utilizzate come tali, lungo una metodologia che va affinandosi attraverso il pragma e la ricerca, non a partire da unepisteme. Prevedono dunque, già nella loro proceduralità, la variazione costante e originaria e il molteplice, piuttosto che la stessità basata sulladesione al principio del fondamento unico. La cifrematica, che si è occupata approfonditamente e a lungo di comunicazione, di medicina, di informatica, così come di psicanalisi, ha dato, della scienza, molte formulazioni interessanti, fra cui è particolarmente pertinente quella che indica che la scienza incomincia con la divisione di ciascun elemento da se stesso e, differendo, si porta in una struttura ed esiste in essa, introducendo alla grammatica delle cose.
Questo modo nuovo dintendere la scienza secondo una variazione costante e una molteplicità sta facendo sì che, accanto agli aspetti dintegrazione, dinterdisciplinarietà e di trasformazione, si perda tuttavia di vista la questione dellautore e dellautorità in campo scientifico. Riguardo allinformatica, ben pochi di noi, operando con essa, si ricordano di Wiener o di Ceccato, padri della cibernetica, di solamente pochi anni fa, o del matematico Boole, che oltre un secolo e mezzo fa, grazie alla scoperta di ununica struttura che consente operazioni sia logiche sia algebriche, e laccoppiamento di tale struttura a sistemi fisici, ha di fatto posto la base più importante per la costruzione e il funzionamento dei calcolatori. Dalla scienza e dalla sua pratica vengono sempre più allontanati non solamente lipse dixit aristotelico e il metodo sillogistico della conoscenza, ma anche la proceduralità basata sullautorità, anche quella linguistica. Con internet, oggi, ciascuno si sente autore di un modo di procedere preteso proprio; ciascuno, apparentemente, sembra farsi soggetto assoluto della propria ricerca, sembra poter creare una realtà, naturalmente virtuale, a proprio uso e consumo, secondo una variabilità del tutto arbitraria, priva di segno, in un hic et nunc senza un futuro che non sia scandito dalluscita di nuovi programmi informatici e, sempre più spesso, anche senza memoria. Allo stesso tempo, la telematica e le telecomunicazioni sembrano poter mettere a disposizione un numero sempre più elevato di connessioni e di operatori, fino a tendere, attraverso i sistemi cellulari e satellitari e la nuova tecnologia UMTS, allinfinito, che, per come viene inteso, assomiglia molto alla circolarità perfetta.
Tutto questo sta producendo una nuova utopia, basata sulla credenza di poter giungere alla comunicazione totale, attraverso la sempre maggiore facilitazione linguistica e lespunzione del segno, in una rappresentazione della realtà ben lontana dal reale e con una sempre minore portata simbolica. Con internet ciò sta avvenendo, con laffermarsi, in esso, di una lingua sine flexione che si avvicina sempre più allunilingua (apparentemente coincidente con linglese) e, attraverso una manipolazione e una fissazione dellimmagine, di una rappresentazione della differenza sessuale senza le donne (tale è in fondo anche la pedofilia). Come avviene con quellaspetto della realtà virtuale riguardante la sua applicazione allidea di corpo. Così, in campo letterario e in altra epoca, aveva fatto Villiers de LIsle-Adam con il romanzo Eva futura, preconizzando la possibilità della realtà virtuale di far fare a un corpo, già dato come perfetto, ciò che noi desideriamo che faccia, quasi a realizzazione dellantica fantasia danimazione (dal Platone del dialogo di Menone al mito del Golem). La realtà virtuale, come Asimov aveva più volte ipotizzato, non è un semplice prodotto dellimmaginazione, ma diviene un modo per rendere più realistico della realtà ciò che limmaginario costituisce. Il corpo virtuale, al di là delle simulazioni utilizzate opportunamente e funzionalmente per la ricerca, ha bisogno di qualcuno che lo animi, cosa che nel virtuale ciascuno si sente autorizzato a fare.
Dal mito del corpo perfetto è facile passare a quello della salute perfetta, come ci ricorda Lucien Sfez nel suo mirabile libro con lo stesso titolo, mito che ci rimanda al terzo grande tema di questo inizio di millennio. Sfez pone molto opportunamente come punto di partenza della sua elaborazione del concetto di salute perfetta, nellattuale, il corpo e lutopia che si sta creando intorno ad esso. Se il Golem, Menone, così come il più recente Pinocchio erano tuttaltro che perfetti, anzi perfettibili per definizione (così come gli attuali robot vengono considerati perfettibili ad infinitum, nella logica sottesa dallidea stessa dindustria), il corpo della salute perfetta, come quello della realtà virtuale, viene accettato e apprezzato solamente in quanto è considerato compiuto, condizionando significativamente anche la pratica medica. Lucien Sfez parte dalla considerazione di come, nellideologia corrente, il corpo malato sia il punto di partenza ineludibile per affrontare il percorso che porta alla salute, dunque di come la malattia sia necessaria per giungere alla salute. Si tratta di unaltra concezione del corpo rispetto a quella offerta da molte religioni, in cui il corpo in gloria non coincide assolutamente con lidea di corpo perfetto, né nella forma né nella funzione, e in cui lincorruttibilità ha unaltra accezione. Ma neanche con i dettami tradizionali, in questo ambito, della medicina occidentale, la quale ha sempre raccomandato di non far coincidere la salute del corpo con limmagine della salute, cosa che invece sta succedendo sempre più spesso con la mitologia del corpo perfetto. Non casualmente, la genetica, che aspira, fondamentalmente, a un ideale di perfezione sia del corpo che della salute, è la branca della medicina che raccoglie le maggiori aspettative nella ricerca attuale. Un corpo e una salute così intesi, tuttavia, perdono la scena, e fanno avvertire agli umani il bisogno di ricrearla attraverso una scena artificiale, incrinando, riguardo alla salute, la dualità originaria corpo scena. Lutopia, il non luogo (ou topos), cioè il luogo che non esiste, coniato notoriamente da Thomas More e visitato da alcuni filosofi e pensatori dal cinquecento al settecento, come Tommaso Campanella, Francis Bacon, Bentham e Burke, Francesco Patrizi, fino agli autori del socialismo utopico, Saint-Simon, Proudhon, Fourier, ben altro dal più volte evocato e rassicurante villaggio globale di McLuhan, rischia, per molti, di occupare con un certo paradosso la scena della scienza in questo inizio di millennio. Non si tratta e non è possibile, in questo momento di mettere in discussione globalmente tre dei capitoli più significativi dellesistenza degli umani, sicuramente quelli che, nellattuale, coinvolgono più individui e producono gli effetti più rilevanti. Si tratta di metterne in discussione alcuni aspetti, e di dare unaltra lettura ai temi della salute, della comunicazione, dellintelligenza artificiale.
Riguardo alla salute, occorre chiedersi se conformarsi a un ideale di perfezione, e non piuttosto a intenderla nellaccezione di qualità, anche come qualità della vita. Come esigenza di vita, dinfinibilità delle cose e non come salvezza da unidea di morte e da unidea di male. Armando Verdiglione nel suo libro Il giardino dellautoma afferma che la salute sinstaura quando prende le distanze dalla coscienza di morte, dalla sua possibilità, dalla sua probabilità, dalla sua necessità, anche quando si ammanta, comè accaduto tante volte nella storia, di eroismo e di sacrificio. La nozione di salute postula altri riferimenti. Non può escludere la questione del disagio né esigerne lespunzione. Non può espungere la parola e la sua articolazione come non può espungere la scena. Né può non tener conto di nozioni come formazione, arte, ironia, gioco, riso, sessualità e tutto quanto riguarda un itinerario che sia anche itinerario pulsionale e itinerario di qualità. Riguardo allintelligenza artificiale, questa non può essere al servizio solamente della simulazione e della rappresentazione, ma deve tenere conto soprattutto dellarte del fare, e consentire unelaborazione intorno alla logica particolare a ciascuno, concorrendo a una razionalità temporale, senza ontologia e senza pregiudizi, attraverso anche il recupero del testo e della testualità, che offrono statuto alla scienza. E tenendo sempre presente la memoria, che ha costantemente a che vedere con quello che si va facendo e inventando, rivalutando quello che apparentemente è passato, anche lungo un mito. Memoria riguardante il nome e la nominazione, come rileva Freud ne Luomo Mosé e la religione monoteistica, e lautorità dellevento. Memoria, senza cui anche il pensiero, la progettualità, linsegnamento, la politica, come la scienza, sono altra cosa.