| AURELIO MISITI presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, docente dIngegneria Sanitaria Ambientale allUniversità La Sapienza di Roma
IL VIAGGIO DELL'AVVENIRE
Il problema della scienza e della tecnologia è fondamentale, anche per modificare la situazione sociale, e nutre la speranza della comunità, anche se noi siamo abituati a pensare alla scienza e alla tecnologia della guerra, poiché la guerra ha sempre comportato un grande sviluppo della scienza e della tecnologia. Il riflesso dello sviluppo scientifico e tecnologico si può vedere sicuramente sul miglioramento del tenore di vita delle popolazioni del mondo intero, anche se il quindici o il venti per cento della popolazione possiede lottanta-ottantacinque per cento dei beni della terra. Parto dal principio che la terra è di tutti, le materie prime sono di tutti, ovunque esse siano. Perché i paesi più fortunati, che hanno sviluppato la scienza e la tecnologia, pensano di dare agli altri solo i residui? In effetti, è chiaro che questa è uningiustizia che probabilmente è destinata a scomparire proprio attraverso laffermazione della scienza e della tecnologia, in particolare della ricerca che riguarda lenergia. Infatti, i popoli definiti del terzo e quarto mondo non hanno la possibilità di avere lenergia a basso costo: oggi lenergia è ad alto costo, è prodotta e utilizzata poco, è una parte secondaria dellenergia disponibile sulla terra. Per questa scarsità di energia, dunque, dove essa viene usata ha costi elevati, per cui nei paesi poveri non è possibile accedervi. Allora, è necessario cambiare la scienza e la tecnologia per produrre energia a basso costo. Oggi noi produciamo lenergia elettrica tramite energia idraulica, oppure altre forme secondarie di energia, come il petrolio. Questi tipi di energia sono piccoli palliativi, se paragonati allenergia del vento, che però è molto diffusa e quindi difficile da canalizzare, così come quella del sole. I paesi ricchi si sono un po arenati per il fatto che la produzione di energia è più rapida della soluzione dei problemi dellinquinamento. Ma non siamo molto lontani da quello che dovrà avvenire: ci sarà lepoca del superamento del motore a scoppio chi lha detto che senza il motore a scoppio non si possa vivere? , non solo per il trasporto, ma anche per le grandi centrali di produzione energetica. Il problema del motore non si risolve utilizzando le rotaie anziché le gomme, il problema della resistenza del mezzo: in mare cè un consumo energetico più elevato perché la resistenza dellacqua è superiore a quella della terra. Lunica via duscita è il volo, ma attualmente avviene sempre con il motore. Eppure, oggi cè chi dice: No, non facciamo più le autostrade, perché dobbiamo abbandonare la gomma e aumentare la percentuale del trasporto su rotaie e su nave. Teoricamente è così, ma in realtà, se andiamo a vedere che cosa è accaduto negli ultimi dieci anni, è cresciuto il trasporto su nave, su rotaie e sugli aerei, ma allo stesso modo è cresciuto il numero delle automobili. E sarà sempre così, la crescita non può essere impedita da una posizione ideologica. Per di più, il problema del motore resta, in qualsiasi tipo di trasporto. Se il motore non fosse inquinante, sarebbe un altro discorso. Allora, questo ci dice che è lì che bisogna lavorare sempre più in direzione della fusione. La scienza e la tecnologia servono a vivere meglio. Pensiamo al fatto che dove è andato luomo cè stata una prevenzione dei disastri dovuti a calamità naturali. Immaginate se non ci fosse stata lopera delluomo che cosa sarebbe oggi la città di Messina, che ha avuto uno dei terremoti più violenti dItalia. Si può dire che gli investimenti per ricostruire dopo i terremoti diminuirebbero di gran lunga, se luomo imparasse a costruire prevenendo i fenomeni naturali. Basterebbe investire in prevenzione il cinque per cento di quello che poi si deve investire per ricostruire, per ridurre notevolmente il numero di morti. Tutte questioni che sembrano ovvie, ma non lo sono, perché la scienza e la tecnologia devono essere utilizzate ai fini dellumanesimo, per la salvaguardia del benessere delluomo e del suo ambiente. Ma non bisogna considerare soltanto gli effetti della tecnologia, come spesso accade oggi, per esempio quando si fa una manifestazione contro la costruzione di un inceneritore di rifiuti. Facciamo invece una manifestazione perché si faccia nel migliore dei modi, perché non abbia una ricaduta sulla nostra salute. Il problema è che occorre non transigere sulle cause e utilizzare con razionalità la scienza. Questo è il messaggio del mio libro Il viaggio dellavvenire, ed è anche la speranza che lumanità rifletta su queste questioni. Per esempio, io scrivo che le dighe e i grandi ponti sono le opere in cui gli italiani eccellono in tutto il mondo. Eppure, ci sono zone del nostro paese in cui lacqua che viene dal cielo va direttamente al mare: per esempio, la Calabria, ha il novantuno per cento di zone montuose e il nove per cento di pianura; stessa cosa per la Sardegna. Non fare dighe in queste regioni vuol dire non trarre giovamento dallacqua nellagricoltura e avere scarsità dacqua. Non solo, ma le grandi alluvioni diventano dannose proprio per questo: durante lalluvione di Siderno del 10 settembre 2000, è stata una grandissima fortuna che ci fosse una diga. Quindi, prima si fanno le dighe, che sono una difesa delluomo e dellacqua, e poi si considerano i suoi effetti sullambiente. Nel Mediterraneo cè il problema dellacqua. Io sono convinto che sia un problema grave per molti paesi e che, come si sono combattute guerre per il petrolio, nel prossimo secolo si rischia di combatterne per accaparrarsi le risorse idriche. I fiumi non sono soltanto importanti per il trasporto, ma sono fondamentali fonti di vita. Per esempio, lo sviluppo della California è dovuto allacqua, non al petrolio, che pure cè. Los Angeles, finché aveva soltanto il petrolio, contava un milione di abitanti; quando ha avuto lacqua del Sacramento, portata attraverso la Central Valley con un grande acquedotto, in poco tempo ha superato dodici milioni di abitanti. Così per i paesi del Medio Oriente, per i paesi rivieraschi del Giordano, il controllo delle acque è fondamentale. Non viene detto apertamente, ma è evidente che la questione dellacqua è un fatto particolarmente importante. Il suo controllo, specialmente in alcune zone della terra, è veramente strategico. Dal mio libro emerge una condanna implicita a tutti i contrasti e a tutte le guerre, a tutti i conflitti di religione che hanno però uninfluenza nelleconomia: se non ci fosse il petrolio, lIran e lIraq sarebbero lasciati al loro destino e Gheddafi sarebbe il capo di una delle tante popolazioni che gravitano sul Mediterraneo. Ma come oggi cè il problema del petrolio, domani potrebbe esserci quello dellacqua. Io credo che in Medio Oriente si potrebbe arrivare facilmente alla guerra per lacqua. Penso, invece, che sarebbe necessario affrontare queste questioni dellaria pulita, dellacqua pulita con razionalità, anche attraverso la scienza e la tecnologia. Dal mio libro emerge un messaggio che è un po cristiano, un po religioso o profondamente umano e umanistico, nel senso che è un monito perché luomo, quando riesce a diventare ricco, non dimentichi quelli che sono poveri. Anche la questione della globalizzazione va affrontata facendo delle considerazioni sulle possibilità dello sviluppo. Nel mio libro, a un certo punto, parlo dellItalia che negli anni 50 aveva tre poli di sviluppo industriale Genova, Torino e Milano , mentre oggi sono centocinquanta: cè una realtà industriale diffusa, non più il tripolarismo. LItalia sta diventando una, la Legge Obiettivo porta automaticamente allunità dItalia, che non cè mai stata. LItalia non può essere fatta da un pezzo di Valpadana, un pezzo di Centro e un pezzo di Sud, lItalia deve essere planetaria. LISTAT ha reso noto che nei quasi centotrentanni dallunità dItalia, lo stato italiano ha speso pro capite per infrastrutture, mediamente, una lira al Centro-Nord e mezza lira al Centro-Sud. Bisogna per forza investire laltra mezza lira? Forse non è possibile, ma vanno realizzati sistemi efficienti al Nord e al Sud, in modo che lItalia possa affrontare il problema della vecchia Europa e della nuova Europa in termini omogenei. Per lItalia, non per il Sud, perché se il Sud funziona, funziona anche il Nord e il costo dei trasporti è minore anche al Nord. Per questo è prevedibile uninversione di tendenza.
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