Noi, come amministrazione, abbiamo lavorato sul tema della salvaguardia dell’ambiente avendo sul nostro territorio una presenza importante e significativa di vivaisti che riescono a coniugare l’attività industriale, l’attività economica e l’attività commerciale con uno stato di necessità ambientale che diventa sempre più impellente. Si tratta di giocare una scommessa: siamo in grado di restituire alla natura quello che di tanto in tanto espropriamo?

Noi abbiamo vissuto anni frenetici di grande sviluppo industriale, trasformazioni dell’economia agricola in economia industriale. Abbiamo fatto danni sicuramente significativi sull’ambiente e pensiamo sia giunto il momento di avviare una discussione e un impegno da parte delle amministrazioni pubbliche proprio per attivare un ragionamento: noi, nelle zone industriali, nei progetti di nuove urbanizzazioni, nel ridisegnare momenti di vivibilità, dobbiamo essere in grado di fare un calcolo che ci porti a rendere all’ambiente quello che togliamo. Non possiamo lamentarci quando ci troviamo di fronte a catastrofi, per questo è importante cercare in un qualche modo d’incominciare ad attivare quei meccanismi anche normativi che consentono di rispettare l’ambiente.

Anche la scienza oggi mette al primo posto le questioni ambientali. E dato che, quando poi emergono gli effetti negativi, nessuno ha la bacchetta magica per risolvere le questioni, lo sforzo che dobbiamo fare, sia per la ricerca sia per gli interventi, va fatto dal punto di vista della prevenzione. Ho avuto l’occasione di sentire l’architetto Campos Venuti su alcune valutazioni del passante autostradale, che andrà anch’esso a togliere valori ambientali. Lui pensa che, se facciamo attorno alle strade un chilometro di bosco per tutto il suo percorso, riusciamo a restituire quello che in qualche modo andiamo a togliere facendo questi tipi d’interventi.