Numero 7 - LO STRESS, LA SALUTE
Quadrimestrale, Spedizione in abbonamento postale

EDITORE: Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna

Questo giornale convoca intellettuali, scrittori, scienziati, psicanalisti, imprenditori sulle questioni nodali del nostro tempo e pubblica gli esiti dei dibattiti a cui sono intervenuti in Emilia Romagna e altrove, per dare un apporto alla civiltà e al suo testo.
ALDO ZECHINI D'AURELIO
Consigliere del Comune di Bologna, docente di Patologia Vegetale all'Università di Bologna

GLI ALBERI DELLA SALUTE

Le piante, in particolare quelle ornamentali, rivestono un ruolo di estrema importanza nelle nostre aree cittadine, in tutto il mondo civilizzato e urbanizzato, per una serie di motivi. Uno fra questi è che proprio la civiltà industriale porta sempre più in primo piano la necessità del bello e del decoro. Però sono altri i veri motivi per cui sono un fautore dell’aumento delle piante in città. Il primo, documentato da una serie di ricerche scientifiche, è che il colore verde delle piante svolge un’azione rilassante e benefica sul nostro tono umorale.
Nel 1999, il professor Roger, della Texas University, conducendo studi sull’effetto dei vegetali nel miglioramento della salute dei malati, ha verificato che negli ospedali la vista del verde e la presenza delle piante è in grado di promuovere più rapidamente le guarigioni e soprattutto lenire gli effetti dello stress, per esempio, attenuando le emozioni dovute a traumi o la paura conseguente a interventi chirurgici o gli stati di ansia. I dati clinici da lui raccolti hanno dimostrato che la presenza di piante migliora la pressione sanguigna e regolarizza l’attività cardiaca.
Nello stesso anno, Nacamura ha condotto studi analoghi in Giappone, dimostrando che anche lì, nei complessi ospedalieri, la presenza di piante facilita la guarigione o quantomeno migliora la situazione generale dei malati. Le documentazioni di Orians del 1990 e di Whitehouse del 2001 dicono che la maggioranza delle strutture sanitarie degli Stati Uniti investono nel verde molto più che in passato.
Però la funzione più importante delle piante è di migliorare la qualità dell’atmosfera nelle aree urbane in vari modi. Il primo è il più noto: le piante arricchiscono l’atmosfera di ossigeno e sottraggono l’anidride carbonica. Un albero di circa vent’anni, cioè nel pieno della giovinezza e nel periodo di massima capacità vegetativa, quindi in primavera-estate, riesce a immettere ogni giorno nell’atmosfera cinque tonnellate di ossigeno. Ma le piante hanno anche la funzione di filtrare l’atmosfera: le piante, sia quelle a foglia caduca sia quelle a foglia permanente, possiedono nella pagina inferiore delle foglie delle aperture che si chiamano stomi. Questi stomi sono delle valvole che collegano la parte esterna con cavità interne: attraverso queste valvole entra l’aria, che passa nelle cavità interne che sono tappezzate da cellule vegetali e lì deposita tutte le molecole tossiche che, insieme all’anidride carbonica, sono presenti nell’atmosfera: l’acido fosforico, l’anidride solforosa, il fluoro, il cloro, il monossido di azoto e così via. Queste sostanze vengono poi metabolizzate all’interno delle piante, che arricchiscono il citoplasma delle proprie cellule proprio con queste sostanze minerali che vengono assorbite. Per esempio, i vari ossidi di azoto aiutano la pianta a produrre le proteine. In altre parole, una sostanza inorganica si trasforma in sostanza organica fondamentale per la crescita della pianta.
Bisogna ricordare anche la capacità delle piante di migliorare il microclima. Tutti sappiamo che nelle città il clima è peggiore rispetto alle aree esterne, perché nelle città c’è un forte ristagno di aria dovuto alle strade strette, in cui non c’è ricambio d’aria, e alle superfici assorbenti che producono un effetto serra. Per questo è importante l’azione delle piante, che si nutrono costantemente attraverso l’assorbimento dell’acqua dal terreno, che contiene sali minerali, azoto, fosforo, potassio, calcio, magnesio e ferro, che, dopo essere stati assorbiti, vengono spinti all’interno fino alle foglie. Le foglie sono come piccoli laboratori biologici che contengono un’enorme quantità di enzimi, per cui, scorporano questi elementi e li ricombinano in materia organica.
Ma l’acqua, una volta entrata nella foglia deve uscire – per fare posto ad altra acqua che sale – attraverso gli stomi, e esce sotto forma di vapore acqueo. Evaporando, l’acqua abbassa la temperatura, perché le molecole per vincere la coesione devono assorbire il calore presente nelle foglie, quindi, la temperatura delle foglie si abbassa e le foglie più fredde cedono questa frescura all’aria che circola intorno a esse. Ecco che allora l’aria delle zone urbane, quando ci sono molte piante, si abbassa e si arricchisce di umidità per l’emissione di vapore acqueo. In una città surriscaldata l’evaporazione è estremamente importante.
In più, le piante hanno un effetto antirumore. Ecco perché mi sto battendo da anni, da quando sono consigliere comunale, perché si riprenda il progetto della fascia boscata, presentato anni fa a Bologna, ma che non ha mai avuto seguito.
La fascia boscata doveva essere un anello che doveva circondare Bologna in prossimità della tangenziale e dell’autostrada, con due funzioni prevalenti: la prima era quella di filtrare l’aria inquinata, che non proviene solo dalle auto o dalle moto che circolano in centro, ma soprattutto dall’enorme flusso veicolare della tangenziale e dell’autostrada (poiché l’aria all’esterno delle città è più fredda e più umida, va verso l’interno dov’è più calda, quindi l’aria inquinata dall’esterno della città va dentro la città).
La seconda funzione era quella di attutire il rumore del traffico, dato che le foglie frangono le onde sonore. Infatti, in molte zone dove ci sono discoteche rumorose o fabbriche che producono rumori molesti, una grossa presenza di piante, soprattutto di siepi ad alto fusto, ha questo grande effetto frangirumore.