Numero 9

La politica di vita
Quadrimestrale, Spedizione in abbonamento postale

EDITORE: Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna

Questo giornale convoca intellettuali, scrittori, scienziati, psicanalisti, imprenditori sulle questioni nodali del nostro tempo e pubblica gli esiti dei dibattiti a cui sono intervenuti in Emilia Romagna e altrove, per dare un apporto alla civiltà e al suo testo.
TONINO ZANNI
Presidente di A.C.O.S.E.A. S.p.A. (Ferrara)

L'ELEMENTO INDISPENSABILE ALLA VITA

Intervista di Mariella Sandri

Che cosa può dirci di ACOSEA?

ACOSEA è l’azienda di Ferrara che gestisce il ciclo integrato dell’acqua, dalla captazione, produzione e distribuzione dell’acqua potabile al collettamento fognario e alla depurazione delle acque usate, sia civili che produttive. Quindi, credo che svolga una funzione importantissima.

In questo numero pubblichiamo un’intervista a Riccardo Petrella. Può esprimere un parere?

Petrella parte dalla considerazione che l’acqua è elemento di vita e, chiaramente, si occupa delle aree in cui per l’acqua si fanno le guerre. Quindi, mette in discussione il fatto che essa sia un prodotto, perché per lui è un bene assoluto. Allora, il problema è se deve essere un bene e un servizio alla portata di tutti, oppure se deve essere mercificato. Questo è il punto forte dell’interrogativo che pone.

Qual è l’impegno di ACOSEA in questa direzione?

A mio parere il legislatore ha commesso un grave errore quando ha messo l’acqua tra i servizi industriali, al pari di energia e rifiuti, perché essa è un bene indispensabile. La sanità è stata opportunamente inserita nel settore d’intervento sociale; l’acqua avrebbe dovuto essere parimenti considerata. Abbiamo trasformato le ex municipalizzate e i consorzi in SpA, secondo il concetto della liberalizzazione. È chiaro che questo comporta un percorso diverso rispetto al fatto che l’acqua sia un bene comune. L’acqua è un diritto? Ovviamente, ma anche chi la vede solo come diritto può sbagliare, nel senso che bisogna salvaguardare l’acqua, non sperperarla, perché è un bene che si può esaurire.

Ma l’Italia non ha problemi di scarso approvvigionamento…

L’Italia è tra i paesi favoriti perché ha molta acqua; che poi sia usata male e non considerata è sotto gli occhi di tutti. L’altro giorno abbiamo scritto una lettera a Prodi, con la quale chiediamo che nella Costituzione Europea l’acqua sia citata come bene comune. È curioso che non sia citata nella Costituzione Europea, ma l’acqua è importante, non solo perché il genere umano è costituito al 70-80% di acqua, o perché l’acqua è vita, ma anche perché l’acqua è insostituibile. Un esempio. Per le fonti di trazione possiamo usare il metano, la benzina, il GPL, il carbone, tutte fonti alternative, ma l’acqua non ha alternative.

Come si rapporta l’ACOSEA alle nuove normative introdotte in materia?

Anche ACOSEA subisce la decisione del legislatore: abbiamo fatto le aziende, le abbiamo trasformate in SpA, con la proprietà interamente dei comuni. Attualmente i comuni hanno ceduto il settantacinque per cento delle azioni all’AGEA, che è andata sul mercato cedendo una quota delle proprie azioni. In Emilia Romagna esistono già delle multiutility come Hera, Meta, ecc. Non si tratta di voler sfuggire alle multiutility e quindi non c’è un problema di salvaguardia dalle multiservice. Indipendentemente dall’essere multiservice occorre, a mio avviso, che l’acqua abbia un suo canale preferenziale, una sua visione di vicinanza verso il cittadino. La volontà della legge è che ci siano sempre meno finanziamenti pubblici e che la gestione dell’investimento avvenga attraverso il consumo, il costo che pagano i cittadini. A questo punto, in futuro, dovremo trarre dal consumo le risorse, non solo per gestire le aziende, ma anche per interventi alle infrastrutture. Abbiamo in parte reti obsolete e, se tutti gli investimenti dovranno essere recepiti attraverso la tariffa, aumenterà la mercificazione dell’acqua, invece di essere alla portata della gente.

Perché un’azienda la quale si occupa della gestione dell’acqua come risorsa primaria è sempre alla ricerca d’innovazioni?

L’attività di ricerca e conoscenza di tecnologie all’avanguardia e di sistemi alternativi nel settore idrico è costante ed indispensabile, sia per le condizioni qualitative sfavorevoli della fonte, sia per le necessità di tutela ambientale imposte da una normativa sempre più rigorosa. Nel settore specifico dell’acqua siamo un’azienda di eccellenza. Certo, non possiamo dimenticare che noi siamo vicini al Po, con tutto quello che può significare questo grande fiume. Ora, a Milano stanno vantandosi di avere incominciato a far funzionare un depuratore sui tre di cui esiste il progetto, questo vuol dire depurare il 10-12% dei reflui prodotti. D’altra parte, l’agricoltura sta facendo sforzi enormi per evitare di riversare nel fiume gli inquinanti. È chiaro che il Po è stato finora un veicolo d’inquinamento. Nel Nord dell’Italia, l’acqua è utilizzata soltanto in misura del 10-13% per uso domestico, mentre l’80-90% è utilizzata per l’agricoltura e per l’industria, soprattutto per raffreddare gli impianti. Però, quest’anno abbiamo visto che la secca del Po ha creato problemi d’approvvigionamento per quanto riguarda l’acqua potabile, anche a noi che siamo in una zona ricca da questo punto di vista.

Dunque il risparmio dell’acqua va comunque perseguito?

L’acqua è importante e non va sprecata. Il problema è che spesso chi ha l’acqua non si rende conto del suo valore, ecco perché noi dobbiamo essere i primi a farci carico di iniziative di valorizzazione dell’acqua. Certamente, abbiamo la difficoltà rappresentata dalla legislazione che c’impedisce di fare ciò che vorremmo, noi e tutte le persone che ragionano come Petrella. Ecco perché bisogna ragionare e lottare. Sono contro la mercificazione dell’acqua, anche se occorre fare attenzione a dire che l’acqua debba essere un diritto obbligatoriamente. Il diritto deve essere quello dell’accesso all’acqua, non al suo consumo, né tanto meno al suo spreco.

Molti si lamentano del costo dell’acqua, però magari gli stessi comprano l’acqua minerale che pagano duecento volte in più a fronte di una qualità spesso inferiore e, per di più, con meno garanzie, poiché le acque minerali hanno una legislazione molto più permissiva rispetto alle acque potabili.