Numero 15 - L'icona del valore
Leonardo Celestra
architetto, titolare della Edil Celestra (Bologna)
L'ARMONIA NELL'ESTETICA COMPOSITIVA
intervista di Anna Spadafora
Il libro di Marco Maiocchi Archestesie esplora le opportunità di un’esperienza estetica, per dir così, globale, in cui l’architettura, la musica, la poesia e le arti visive s’intersecano per offrire effetti inediti e inusuali.
In che modo lei riscontra, nella sua attività di imprenditore edile e nella sua ricerca in architettura, l’importanza della bellezza, specialmente oggi, in un’era in cui la comunicazione si avvale di strumenti di vario tipo e anche l’ambiente comunica?
Quando parliamo di estetica compositiva, sia essa architettonica, pittorica, musicale, o addirittura frutto della natura, parliamo di proporzione e di misura. La bellezza non è mai elemento intrinseco di una singola unità, ma è il frutto dell’accostamento o del frazionamento proporzionato, dove più elementi, posti in relazione, generano una nuova unità percettiva. Come una parola ha senso preciso soltanto in rapporto alle altre, così l’estetica compositiva necessità della rottura dell’elemento unitario in più elementi in relazione fra loro. Nel relazionare elementi, all’interno di una composizione, possiamo ottenere degli accordi o dei disaccordi, a seconda se essi sono relazionati in maniera armonica o disarmonica. Il concetto di armonia, quindi di rapporto armonico (e quindi del numero che regola i rapporti dimensionali di molte cose che in natura ci circondano a partire dal nostro corpo, il numero [lettera Fi greca]), risulta di fondamentale importanza. Al fine della composizione artistica, l’individuazione del giusto rapporto dimensionale fra gli elementi compositivi differenzia il “bello” dal “brutto”.
Per operare secondo dinamiche armoniche, a mio avviso, bisogna avere la mentalità dello scultore.
Lo scultore, di fronte a un prisma in marmo, lavora per scomposizione.
La ricerca armonica consiste nel “togliere” materia dall’elemento unitario, e relazionare il vuoto creato al pieno risultato.
Nell’antica scienza dei numeri, il numero uno è definibile per mezzo del numero due. È la molteplicità che rivela l’unità; “l’intelligenza” delle cose esiste per mezzo di un frazionamento primordiale. Gli antichi egiziani erano convinti che la funzione creatrice fosse possibile solo in termini di frazionamento. Inizialmente il concetto di quantità non esiste, se non a partire dalla trasformazione dall’uno al due. In un primo momento non vi può essere quantità, ma solo qualità espressa con il numero uno. Culturalmente siamo predisposti a comprendere l’unità come elemento indivisibile e difficilmente accettiamo l’unità in quanto dualità. Si tratta di una funzione interna dell’attività di una potenza immanente all’unità.
Questa funzione proliferante è riscontrabile in natura attraverso la cellula vivente ed in tutti gli elementi naturali che ci circondano. È importante in questa fase non confondere il concetto di numero con il concetto di cifra. Quello che voglio dire è che nel mondo, sia animale che vegetale, tutto ha inizio da una cellula (quindi da una unità) e, attraverso una sua proliferazione mediante scissione, si ha la natura che ci circonda. Il numero uno (e non la cifra uno) sta a indicare l’inizio, la qualità. Platone, attraverso Teone da Smirne, chiamava il passaggio dal numero uno al numero due “anima del mondo”: ciò che anima tutto.
L’armonia presuppone un rapporto, e solo attraverso la rottura di uno stato in equilibrio si può manifestare un’armonia o una disarmonia fra le parti, che si esprimerà con la loro affinità o la loro repulsione. Perciò l’armonia è una affinità che non si complementa mai. Il movimento armonico sarà sempre un momento presente tra equilibrio e disequilibrio. La natura è conseguenza di una rottura di equilibrio dell’unità; l’inerzia cerca l’equilibrio, ma la vita viene costantemente a infrangere questo riposo; ad ogni rottura dell’armonia naturale si ha una dissociazione degli elementi compositivi che, a loro volta, cercheranno di riunirsi secondo le loro affinità. È l’armonia che assume nuova forma. L’altezza di un bambino alla nascita è divisa in due parti uguali dal suo ombelico. In età adulta, il rapporto che prima era 1:1, ora è di 1: [lettera Fi greca]. Bisogna considerare [lettera Fi greca] come la funzione che proporziona le cose, le distingue, le qualifica, le situa; quindi non è da considerare come una quantità. Se intendiamo il volume come spazio contratto nella sua forma, dall’azione di [lettera Fi greca], possiamo dire che l’azione di [lettera Fi greca] nell’ovulo fecondato umano produce la forma umana.
L’architetto non è poi tanto differente dallo scultore; come il prisma in marmo di Michelangelo conteneva già al suo interno il David, così lo spazio di un’area di campagna veneta conteneva già la villa rotonda del Palladio, tutto sta a dividere l’unità primordiale secondo proporzioni che rispondono alla “matematica della natura”.