La Città del Secondo Rinascimento

Numero 17 - La salute intellettuale

Nabil Al Mureden
medico chirurgo, presidente dell'Associazione della Comunità araba siriana in Italia

LE NORME PER LA SALUTE NELLA MEDICINA ARABA

Ringrazio Sergio Dalla Val e Carlo Marchetti per la fiducia che mi hanno dato e per l’impegno che mi hanno fatto assumere. Da trentacinque anni presto servizio come chirurgo all’ospedale di Budrio, di cui sono stato direttore, e lavoro anche in una struttura privata. Vorrei parlare degli argomenti trattati dai relatori che mi hanno preceduto, ma penso che sia giusto parlare anche della salute in Medio Oriente, che sicuramente presenta una situazione migliore di quella dell’Africa. Lo dico non perché sono del Medio Oriente, ma perché la civiltà e la medicina arabe sono abbastanza note, tanto che, fino a pochi anni fa, elementi della medicina araba venivano insegnati all’Università di Bologna, nella cui biblioteca si possono consultare anche libri di Avicenna. Certamente, rispetto al progresso in medicina, il Medio Oriente oggi si trova indietro. Tuttavia, alcune regole essenziali per la salute impartite dalla religione islamica sono ancora valide e l’importanza della prevenzione è notevole.

A proposito del colesterolo, un detto arabo recita: “Mangia poco di ciò che fa male e non molto di ciò che fa bene”. Un altro dice: “Lo stomaco è la casa di tutti i mali”. Un’antica regola di salute divide lo stomaco in tre parti: un terzo per il cibo, un terzo per l’acqua e un terzo per l’aria. E, in effetti, le varie teorie della gastroenterologia raccomandano di alzarsi da tavola a stomaco non pieno. Un altro detto afferma: “Siamo un popolo che mangia quando ha fame e quando mangia non si sazia”. Anche questa è una regola antica, che risale a migliaia di anni fa.

Qualcuno imputa ai musulmani la pratica dell’infibulazione, ma l’infibulazione non è una procedura islamica. Sì, è una pratica selvaggia, e mi chiedo se ci siano stati motivi – magari una particolare conformazione delle donne africane o motivi d’igiene – che hanno obbligato, tanto tempo fa, a introdurla. Non condivido assolutamente questa pratica, tuttavia ritengo che ciascuna cosa abbia alla base una regola. Anche la circoncisione, praticata dagli ebrei e dai musulmani, è una regola di salute.

Non si deve essere ebrei o musulmani per essere circoncisi: la presenza del prepuzio favorisce l’accumulo di urina e questo, in paesi caldi dove l’acqua scarseggia, aumenta il pericolo di infezioni. La circoncisione è stata introdotta per decreto religioso, sia ebraico sia musulmano, ma non penso che sia stato un atto di sottosviluppo. Gli americani hanno fatto moltissimi anni di sperimentazione sulla circoncisione e hanno constatato che è molto utile nella prevenzione.

Molti conoscono il metodo di sgozzare un animale con un coltello che viene fatto passare da una parte all’altra del collo. È solo un precetto religioso o c’è un altro motivo? Sappiamo che, quando un animale viene ucciso in un ambiente caldo e il sangue rimasto all’interno, il corpo va in putrefazione molto più rapidamente rispetto a quello di un animale dissanguato. Se non c’è il frigorifero, il corpo di un animale dissanguato riesce a essere conservato più a lungo. Questa buona regola di salute è entrata nella religione soltanto in un secondo momento.

Vorrei ricordare che, pur essendo musulmano, non sono “fanatico”, tant’è che, per esempio, bevo vino.

Veniamo ora alla carne di maiale. Un tempo, in Medio Oriente non esisteva il maiale perché non c’erano le condizioni naturali favorevoli per allevarlo. In Europa, invece, si alleva da tantissimi anni. Tutti sappiamo che cos’è la tenia. Ebbene, c’è differenza tra la tenia che si sviluppa nel maiale e quella che si sviluppa nel bovino. L’infezione da tenia del maiale, per la forma anatomica e per le emorragie che può dare, ha un andamento più maligno. È questo il motivo per cui il maiale, nella religione islamica, è stato proibito, anche nei paesi in cui è diffuso nella dieta.

Sempre a proposito della prevenzione, in Medio Oriente si vedono frequentemente uomini di cent’anni che si muovono ancora con agilità. Molti studiosi, anche occidentali, stanno seguendo questi casi, per capire la ragione di questo. Una cosa non secondaria da tenere presente è che il musulmano prega cinque volte al giorno, ogni giorno, e per fare questo compie i movimenti che gli consentono di mettersi in ginocchio e di rialzarsi. Movimenti estremamente utili per il corpo. E, oggi, la ginnastica si preescrive anche ai più anziani. Va considerato anche il precetto connesso alla preghiera, che impone di lavarsi prima di andare a pregare, seguendo questo ordine: il viso, la bocca, il naso, le orecchie, le mani e i piedi. Un tempo, chi viveva nel deserto si lavava raramente, una volta alla settimana o addirittura una volta al mese, in particolare i beduini: le oasi erano poche e l’acqua scarseggiava. Oggi, invece, nelle grandi città l’acqua si trova. Così, vediamo molti musulmani che lavorano nelle fabbriche chiedere un quarto d’ora o venti minuti di tempo per andare a pregare. Alcuni padroni di fabbriche ammirano molto l’attaccamento alla religione di questi ragazzi che fanno precedere alla preghiera l’atto di lavarsi le parti del corpo prescritte, cosa utile anche all’igiene personale.

Concludo con una frase, che ho adoperato anche nel corso della mia campagna elettorale per il consiglio comunale di Budrio: “La salute è una parola sulla testa dei sani: la vedono solo gli ammalati”. Vale a dire: non bisogna aspettare di ammalarsi per accorgersi della malattia, ma pensarci in tempo, anche prima dei quarant’anni, come diceva Paolo Pontiggia.