La Città del Secondo Rinascimento

Numero 30 - Come vivere

Alessandra Alice Busà
titolare di Victim Design, Bologna

COME INTERPRETARE LA VITA CON IL COLORE

Il titolo di questo numero della rivista è Come vivere. In che modo il design dà un contributo per intendere come vivere?

Il colore è importante in questo senso, soprattutto per distinguere ambienti differenti in cui vivere e lavorare. Per esempio, è risaputo che il beige, il giallo e il crema sono utilizzati nei ristoranti perché contribuiscono alla degustazione; l’azzurro e il verde, essendo colori rilassanti, si usano nelle camere da letto e sono consigliabili negli ospedali e negli studi medici.

Chi si rivolge a Victim Design cerca anche oggetti che puntano sul colore? E qual è l’apporto che lei dà a questa ricerca?

Attraverso il colore, cerco di dare alle case dei miei clienti un apporto di energia. Propongo un modo di vivere e d’interpretare la vita con il colore. Certamente, c’è chi preferisce il bianco, ma a me ricorda gli ospedali di una volta. Oggi sono cambiati, soprattutto nei reparti che ospitano pazienti con malattie gravi, perché è stato verificato che il colore può aiutare ad avere un approccio differente alla vita e, di conseguenza, a predisporre il paziente per trarre il massimo beneficio dalle cure.

Ci sono clienti che le chiedono di trovare articoli che ricordano uno o più oggetti della loro infanzia?

Mi è capitato diverse volte di avere questa richiesta: una lampada, un divano o altri oggetti che il cliente ricordava dagli anni della sua infanzia. Un ragazzo, per esempio, mi aveva chiesto di trovare la lampada Vacuna Artemide, disegnata da Eleonora Peduzzi Riva, perché ricordava di averne rotta una da bambino, provocando un grande dispiacere ai genitori. Alla fine ne comprò tre: una per i genitori, come per una sorta di riparazione tardiva, e due per sé.

Tra gli avvenimenti che Victim Design ha in programma quest’anno, c’è una mostra molto particolare, che s’inaugura il 25 settembre, The Super Genetic Market ®. Di che cosa si tratta esattamente?

Con il suo ironico The Super Genetic Market ®, l’artista e graphic designer Franco Angeloni cerca di dare una risposta ai mille interrogativi che l’uomo moderno si pone in seguito ai possibili sviluppi della rivoluzione genetica. Angeloni, con il suo supermercato della genetica – che è stato già presentato in vari paesi – ha immaginato uno scenario in cui, per alcune decine di euro a barattolo, è possibile comprare il gene mancante (o quello preferito?) nel patrimonio genetico proprio o altrui (vicini, colleghi d’ufficio, familiari, e così via). Nella sua installazione provocatoria, l’artista sceglie, indaga e consiglia, con leggerezza ed entusiasmo, l’etichetta e il colore del “fluido” più adatti al cliente: “testardo”, “vigliacco”, “filosofo”, “terrorista”, “fascista”, “comunista”, “anarchico”, “maniaco”, “astronauta”, “perso”, “creativo”, “famoso”, “idealista”, “misogino”, per esempio. Ma è possibile acquistare anche i difetti.

E, se c’è chi soffre di senso d’inferiorità, persino “dio” è alla sua portata. Il prodotto viene poi imballato e confezionato, pronto per la distribuzione, come un’opera industriale arricchita grazie all’intervento realizzato sul posto.

Ad Arte Fiera Bologna, dove l’ho incontrato quest’anno, c’era la fila di fronte ad interi scaffali di liquidi colorati dal packaging accattivante. Insomma, la mostra di Angeloni riflette, come ha notato Emanuele Cucuzza, “il sarcastico paradosso del ‘progresso’ raggiungibile attraverso la limitatezza umana, un monito contro la commercializzazione, armata di marketing, di qualsiasi cosa, persino dell’eredità genetica, ma anche un nuovo gioco di ruolo per umani ormai privi di qualità”.