La Città del Secondo Rinascimento

Numero 30 - Come vivere

Ormes Corradini
amministratore unico di S.C.E. Elettronica, Modena

LA FAMIGLIA, L'IMPRESA, IL CAPITALE INTELLETTUALE

In trent’anni di attività, la S.C.E. è sempre stata guidata dalla famiglia Corradini?

Nel 1978, insieme ad un amico e alle nostre mogli, abbiamo fondato S.C.E. Dopo due anni, siamo rimasti solo mia moglie ed io e, da allora, il patrimonio azienda è sempre stato della nostra famiglia, con cui l’impresa si è totalmente identificata.

La famiglia ha sempre scommesso nel raggruppamento di imprese e, in un momento di grande difficoltà generale come quello attuale, continua a investire risorse importanti per sostenere il progetto dell’High Tech Park, di cui abbiamo parlato nel numero precedente.

Oggi, oltre a lei e a sua moglie, nell’azienda lavorano anche i figli...

I figli sono nati e cresciuti in azienda. Il figlio maggiore, Simone, finché non gli hanno assegnato un posto nell’asilo nido, aveva addirittura il lettino in magazzino. Oggi, a trentadue anni, dopo la laurea in economia aziendale, ha un ruolo importante nella gestione delle aziende del gruppo. Il figlio più giovane, Tiziano, di 28 anni, dopo il diploma in elettronica, ha seguito un corso di specializzazione al Politecnico di Milano e, da quando è entrato in azienda, sta applicando teorie innovative nell’ambito dell’organizzazione e della logistica per tutte le aziende del gruppo.

Nel vostro caso non si tratta tanto di passaggio generazionale ma di vera e propria continuità tra generazioni...

Sicuramente. In questo momento c’è una sovrapposizione e speriamo che duri ancora per molti anni.

In questi mesi, stiamo progettando una “nostra piccola rivoluzione” dal punto di vista commerciale: la nostra è un’azienda manifatturiera, cresciuta con la cultura del fondatore, ma oggi il bisogno di commercializzare i nostri prodotti è estremamente superiore rispetto al passato, anche perché sono cambiati sia i prodotti che il mercato, per questo occorre un grande cambiamento organizzativo, di cui i nostri figli contiamo saranno protagonisti.

Che cosa fa la differenza in un’impresa dove ha il timone una famiglia? Qual è il valore aggiunto della famiglia in un’azienda?

Il fatto che ci sia una famiglia alla guida porta maggiore garanzia di continuità sia per i partner esterni (clienti, fornitori), sia per i collaboratori interni. Oggi, in quelle imprese dove non c’è continuità familiare, va molto di moda passare le proprietà delle aziende a fondi d’investimento. Spesso i numeri contenuti nei bilanci di questi nuovi proprietari non esprimono il significato della condizione reale dell’impresa. Abbiamo visto imprese storiche che, dopo la vendita, sono state prosciugate, perché hanno vissuto per troppo tempo senza godere di quegli investimenti orientati al medio periodo, guardando solo al bilancio dei due anni precedenti la rivendita programmata dell’azienda stessa. Se lo scopo era quello di mostrare bilanci positivi per rivendere l’azienda, si rischia in molti casi che la mancanza di investimenti in ricerca ed evoluzione organizzativa provochi effetti deleteri nel medio periodo. È chiaro che la famiglia ha un interesse differente, soprattutto se ha saputo conquistarsi un nome e ha la volontà di difenderlo nel tempo: ha dei doveri nei confronti della società in cui opera e, di conseguenza, l’impegno risulta completo e profondo.

Guardando le problematiche dall’interno della famiglia, sicuramente il fondatore ha un peso ingombrante, soprattutto per i figli, per i quali costituisce spesso un riferimento da emulare o superare. Ci si dimentica che l’azienda è stata fondata in un momento storico-economico differente da quello attuale: oggi è più difficile di allora fare azienda, non si possono fare paragoni alla pari. C’è una condizione che invece deve essere comune all’interno dell’azienda: l’impegno di ciascuno degli elementi che giocano nella squadra, a partire dai componenti della famiglia per arrivare ai collaboratori, che la famiglia ha saputo mantenere intorno a sé. Per le aziende come la nostra, i collaboratori sono il più grande patrimonio. Siamo un’azienda con collaboratori di età media ancora giovane, con appena tre cinquantenni, io e mia moglie compresi, cresciuta attraverso l’inserimento di persone che provenivano dall’università o dagli istituti tecnici e non da altre aziende, per questo motivo non abbiamo sostanzialmente problemi di turnover del personale.

E poi avete sempre curato molto la formazione...

Gli investimenti nell’aggiornamento del personale tecnico sono stati costanti, e soprattutto abbiamo percorso la strada della formazione di giovani neolaureati. Questo modo di procedere ci ha consentito di costruire un team competente e allo stesso tempo snello e dinamico. Per ottenere i migliori risultati abbiamo avviato una serie di relazioni stabili con istituti universitari, che hanno offerto esperienza e supporto alla formazione del nostro personale. È stato un cammino lento e faticoso, ma oggi possiamo dire che abbiamo una squadra di cui siamo fieri e con questa squadra affrontiamo con decisione i nuovi scenari che questo nostro mondo in grande trasformazione ci propone.

E ai figli che cosa vuole dire?

Le cose da dire sono tante, non di più di quelle che io e mia moglie abbiamo trasmesso loro in questi anni con l’esempio: non dimenticare mai da dove veniamo e perché siamo qui.