Numero 32 - Istanza di qualità
Alessandra Alice Busà
titolare di Victim Design, Bologna
NOVITÀ DALLA GALASSIA DESIGN
Victim Design esplora sempre nuovi territori nell’ambito dell’arte e del design. A quale progetto sta lavorando ora?
Sto avviando una collaborazione con Luciano Deliberato che in questo mese inaugura una sua personale nella nostra sede. Anche se è principalmente un artista, è molto vicino al mondo del design, tant’è che ha vinto alcuni premi come designer, ha disegnato gioielli e anche alcuni palazzi a Pescara, seguendone i lavori, pur non essendo ingegnere o architetto.
Mi hanno colpito molto i colori che usa nelle sue opere. In questa mostra, presenta I Robot: circuiti che sembrano robot, realizzati su tela e su tavola telata, di formato irregolare, non standard.
Un altro artista designer che lei promuove è Gaetano Pesce...
Gaetano Pesce è uno degli artisti che hanno fatto la storia del design. Non è il classico architetto che disegna oggetti semplici e comunica il suo design alla massa. È un designer che punta soprattutto sui colori, oltre a usare materiali innovativi e fuori dal comune.
Dove ci porta quest’anno Victim Design?
Per esempio, negli Stati Uniti. Attualmente sto collaborando con alcune gallerie di New York interessate al design italiano, non solo di designer storici, ma anche di nuovi designer italiani.
Perché proprio designer italiani e non più in generale europei?
Le più importanti aziende che producono designer sono in Italia, dove viene prodotta la maggior parte dei designer internazionali, a differenza di alcune aziende scandinave che producono perlopiù designer locali. Philipe Starc, ad esempio, è prodotto dalla maggior parte delle aziende italiane. I paesi scandinavi sono molto nazionalisti. Le aziende italiane non hanno pregiudizi sui designer non italiani, sperimentano costantemente e, se considerano interessante un progetto, lo mettono in produzione.
Lei offre anche un servizio di consulenza nell’arredamento. C’è qualcuno che le chiede di arredare la casa con un unico artista o è più frequente che le chiedano d’integrarne vari?
Attualmente, sto arredando una casa a Venezia, dove abbiamo inserito oggetti d’arte e di designer degli anni settanta. È una bellissima casa vicino Rialto che ha anche un piccolo giardino privato. Un’altra casa che dovrò arredare, di proprietà di un importante industriale bolognese, si trova a Parigi.
Intorno a Victim Design si è creato un pubblico che la interpella anche quando si tratta di vendere o fare delle stime...
Infatti, oltre ad arredare ville e appartamenti, mando gli oggetti all’asta. Il pubblico di Victim Design qui trova oggetti d’arte che arrivano da fonti diversissime.
Ciascuna volta in cui un cliente entra nel suo negozio trova nuovi designer, come Achille Castiglioni...
La maggior parte dei pezzi disegnati da Castiglioni sono in produzione. Mentre quando era in vita alcuni erano usciti dai cataloghi delle aziende, alla sua morte vi sono rientrati. Nel nostro negozio si trovano anche alcune sue opere non ancora riprodotte.
Tra i designer che i clienti trovano alla Victim Design c’è anche Tony Cordero, che ha lavorato per la famiglia Agnelli...
Tony Cordero mi è sempre piaciuto perché nella sua semplicità unisce vari stili, dal barocco ai giorni nostri e ha la capacità di rivisitare tutto ciò che è stato creato nel passato in chiave moderna. Inoltre, ha curato l’arredamento di molte case, inventando pezzi unici disegnati e realizzati esclusivamente per la famiglia Agnelli.
E poi promuove anche opere di architetti e designer del territorio...
Sì, Massimo Iosa Ghini, per esempio, è un architetto di Bologna che ha vinto alcuni premi e ha avuto importanti riconoscimenti dalla città, ma è anche molto apprezzato in Germania e negli Emirati Arabi.
Quali differenze ha rilevato lungo la sua esperienza nel modo d’intendere l’oggetto di design nei vari paesi?
In Russia, come in alcuni paesi arabi, pesano ancora alcuni pregiudizi sull’oggetto di design: per esempio, è considerato un disvalore il fatto che possa essere stato di proprietà di qualcun altro; mentre in America c’è un vero e proprio culto del design, soprattutto degli anni cinquanta. I russi valutano l’oggetto in base alla quotazione che ha sul mercato: maggiore è il prezzo e maggiore sarà il valore. Per un russo, avere il mobile di alto antiquariato, che costa cinquecentomila euro e che possiedono soltanto dieci fortunati in tutto il mondo, è uno status, mentre un oggetto che costa appena mille euro, anche se ne esistono dieci prototipi, non ha valore. È più facile che un cinese o un indiano acquistino un oggetto di design, in funzione della sua riproducibilità: il loro scopo è riuscire a copiarlo e farlo diventare un cult nel loro paese; spesso, è in questo modo che l’oggetto di design entra a far parte della loro cultura.