Numero 18 - Il cervello dell'impresa
Alessandro Pezzoli
direttore generale di LALA lavorazione lamiera, Corlo di Formigine (MO)
OCCORRE UN CONFRONTO NEL SETTORE SIDERURGICO
intervista di Anna Spadafora
Le Officine La.la operano da trent’anni nel settore della lavorazione conto terzi della lamiera. Quali sono i vostri clienti e qual è la vostra organizzazione?
I nostri clienti sono prevalentemente medie e grandi imprese che costruiscono impianti nei più svariati settori, come l’alimentare, il biomedicale, il navale, il packaging, l’edile e il ceramico. Negli ultimi anni, abbiamo cercato di attuare una politica rivolta ai mercati in via di sviluppo come quello della cantieristica navale, delle costruzioni o del petrolchimico. Purtroppo abbiamo perso terreno su alcuni settori che storicamente interessavano la nostra produzione, non tanto per mancanza di mezzi adeguati allo sviluppo commerciale di tali clienti, bensì causa la politica di queste aziende che, sfruttando una logistica di prossimità, sempre più producono e comprano nello stesso luogo in cui successivamente installano l’impianto venduto. Chiaramente tale strategia è strettamente correlata sia a livello di vendita che di produzione ai paesi in via di sviluppo come India e Cina.
Voi fornite la materia prima per gli impianti?
L’acquistiamo dai vari centri servizi, per poi lavorarla, operando il taglio, la piegatura, le lavorazioni esterne quali gli assemblaggi e le verniciature. Occupiamo una posizione relativamente a monte nella catena di produzione, subito dopo i centri servizi strettamente collegati alle acciaierie. Il nostro settore, essendo a bassa tecnologia e richiedendo alte rese produttive, è sempre stato relativamente povero. Negli ultimi anni, questa peculiarità si è notevolmente accentuata, causando, nel breve periodo, la chiusura di alcune aziende e la nascita di altre, in particolare con soci extracomunitari e di piccole dimensioni.
Questa flessione può essere considerata un semplice indice temporaneo o evidenzia qualcosa di più preoccupante?
A mio giudizio, è un campanello d’allarme, che è scattato in Borsa all’inizio del 2001 e dimostra, non solo che è in atto una trasformazione incredibile delle esigenze delle imprese, ma anche che esiste un modo di lavorare e d’interpretare l’azienda che genera una crisi. Gli investimenti sono pochi e solo per i grandi gruppi, mancano le innovazioni e la ricerca è ferma. Tutto ciò non può non condizionare il prodotto che risulta, da un lato, sempre più standardizzato dal punto di vista del produttore e, dall’altro, con lotti produttivi sempre più ridotti, in quanto il cliente richiede sempre più il prodotto su misura. Per fare un esempio, se prima c’era un solo cliente che richiedeva un determinato tipo di prodotto, adesso ce ne sono sei, ma ordinano sempre la stessa quantità di prodotti che ordinava un unico cliente. Lavorando su commessa, non abbiamo sempre la certezza di avere una continuità nella realizzazione di un prodotto. Nel 2001, il tristemente famoso episodio delle Twin Towers ha confermato la crisi dichiarata dalle borse già da un anno. L’aumento del costo del petrolio e il conseguente aumento del costo della vita sono chiari sintomi di un’economia che va alla deriva e che è sostenuta solo da paesi come Cina, India, Est Europa.
Quanto è importante, rispetto al vostro settore, la comunicazione?
La comunicazione è essenziale. Posso citare, ad esempio, lo splendido lavoro fatto da Assofermet, che, nel corso degli anni, ha saputo unire i vari attori che operano sulla scena della fornitura di materiali ferrosi e non. Nel nostro settore sicuramente manca, non solo il dialogo, ma anche l’associazionismo, che ci permetterebbe di attuare un confronto tra le aziende e consentirebbe tutele garantistiche sui fattori esterni che condizionano, a volte pesantemente, il rendimento aziendale. Ad esempio, all’inizio del 2004, c’è stato un aumento del costo della materia prima incredibile. Una parte delle aziende del nostro settore ha ritenuto che tale aumento fosse semplicemente legato a una temporanea speculazione dei produttori in parte dovuto al fermo dei treni di laminazione annuale delle acciaierie o da un incremento temporaneo della domanda che, causando una riduzione delle scorte di magazzino, aveva aumentato i prezzi. Seguendo questa filosofia, alcune aziende nostre concorrenti hanno letteralmente svenduto il magazzino vendendo a prezzi notevolmente più bassi rispetto al valore previsto di acquisto del materiale, invece altre, tra cui la nostra, avendo un minimo di struttura e una serie di dati storici alle spalle, hanno continuato a lavorare considerando correttamente l’incremento del valore di acquisto della materia prima.
Dovremmo costruire attraverso forme di associazionismo una forte coesione tra le aziende del nostro settore come hanno fatto Assofermet e Assimpresa, così facendo probabilmente riusciremmo a rispondere a una serie d’interrogativi non solo di natura giuridica o fiscale, come molto spesso le associazioni di questo tipo fanno, dando un forte contributo in termini di consulenza e indirizzo soprattutto ai più piccoli, oltremodo potremmo cercare di porci univocamente nei confronti sia dei nostri fornitori, molto più forti di noi, che dei nostri clienti, che, inevitabilmente, dettano le condizioni commerciali. Inoltre, dal momento che quasi l’80% delle aziende che lavorano nel nostro settore hanno un mercato prevalentemente regionale o provinciale, avere la possibilità di scambiarsi informazioni commerciali e indicazioni sugli andamenti dei differenti mercati coperti contribuirebbe ad attuare una, oramai inevitabile, sprovincializzazione delle stesse realtà.
Per creare il cervello dell’impresa in un’azienda oggi non è più sufficiente solo il lavoro dell’imprenditore. Quali sono le competenze necessarie?
Occorrono competenze gestionali e organizzative di buon livello ma soprattutto è importante ricordare che la filosofia del gruppo di lavoro è vincente: più persone hanno sicuramente molte più idee e nel contempo diverse aree di competenza e interesse rispetto a una sola. Oggi è assolutamente impossibile fare questo tipo di lavoro da soli, basta guardare quante società di consulenza sono nate negli ultimi anni al solo scopo di fornire un aiuto nella creazione e nel mantenimento di un’azienda.