La Città del Secondo Rinascimento

Numero 27 - Questioni di salute

Stefano Caselli
presidente di Bloodline S.p.A., Medolla (MO)

BLOODLINE: L'INNOVAZIONE AL SERVIZIO DELLA MEDICINA

Dalle sacche infusionali agli aghi per eseguire biopsie ossee o epatiche a quelli per le amniocentesi, gli strumenti che Bloodline offre sono frutto di una ricerca costante che contribuisce a rendere sempre più semplice la pratica medica. Può fare una panoramica dei vostri prodotti?

Per quanto riguarda i prodotti utilizzati nella diagnostica, abbiamo tre linee che corrispondono ad altrettanti ambiti di riferimento: quello citologico, quello istologico e quello del trapianto del midollo. Per quanto riguarda la linea citologica, abbiamo tutti gli aghi da sempre presenti sul mercato; per il settore istologico, abbiamo una linea piuttosto completa che si costituisce di aghi a ghigliottina e che abbiamo implementato con l’introduzione di due nuove pistole, una riutilizzabile e una disposable; nell’ambito istologico applicato alla biopsia ossea, abbiamo tre nuovi aghi per il prelievo del midollo osseo e per la biopsia ossea con sistemi di anti-lussazione, che contribuiscono a diminuire il dolore del paziente; inoltre, abbiamo realizzato una serie di nuovi prodotti che applicano all’amniocentesi e al prelievo del midollo sternale il sistema del prelievo sottovuoto, un sistema applicato fino a oggi per il prelievo del sangue: utilizzando fiale sottovuoto prevaricate, si agevola anche il lavoro dello specialista.

Lo sviluppo di Bloodline è stato abbastanza rapido negli anni…

Sì, negli ultimi sei, sette anni c’è stato un grande sviluppo in gran parte legato alle sacche per dialisi. Il mercato è molto vasto, ma fondamentalmente in Europa siamo tre o quattro a produrre questo tipo di contenitori, quindi la concorrenza è abbastanza relativa. Al contrario, l’ambito della biopsia è più recente, ma sicuramente porterà grandi soddisfazioni.

In che modo riuscite a inventare dispositivi sempre nuovi che rispondano alle esigenze della medicina?

Grazie all’interlocuzione costante con specialisti di reparto – oncologi, radiologi, ematologi –, con l’università e con gli istituti di ricerca, come ad esempio la Fraunhofer Society, importantissimo istituto di ricerca tedesco, con il quale stiamo sviluppando nuovi prodotti per la verteroplastica. Inoltre, aziende di vari paesi europei ci hanno permesso di entrare nella ricerca internazionale e di confrontarci con realtà imprenditoriali differenti e di grande professionalità.

Per noi è molto importante anche il confronto con l’utilizzatore finale dei nostri prodotti e con le case farmaceutiche, soprattutto per quanto riguarda i contenitori per dialisi e per infusione. Sono le stesse case farmaceutiche che ci mettono a conoscenza dei loro problemi e noi cerchiamo di sviluppare soluzioni e materiali nuovi per andare incontro alle loro esigenze.

Pur non essendo una multinazionale, la vostra azienda dedica gran parte delle risorse alla ricerca…

La ricerca è la base del futuro. Le aziende che non investono nella ricerca sono destinate a sparire in maniera abbastanza rapida. Come ha dimostrato il comprensorio di Mirandola, le aziende che fanno ricerca continuano a essere sul mercato nel lungo periodo e ad avere prodotti importanti che le distinguono nel mondo. Le diverse aziende che si sono fermate alla produzione di deflussori o altri articoli per dialisi – che ormai fanno anche in Cina – non hanno più speranze. Quindi, chi fa ricerca ha un grande appeal sul mercato,   mentre, come dice il proverbio, chi si ferma è perduto.

Ci sono novità sul fronte di eventuali delocalizzazioni?

Quattro anni fa, abbiamo aperto un piccolo stabilimento in Romania per l’assemblaggio degli aghi per le biopsie, che è cresciuto in maniera lenta, ma estremamente positiva e in cui lavorano una ventina di giovani. Non abbiamo intenzione di spostare la tecnologia, sia del plastico che del metallico, perché ha bisogno di un controllo e di un monitoraggio costanti.

La vostra azienda ha clienti in vari paesi, ma non in Italia. Come mai?

Per ragioni economiche, abbiamo deciso di finanziare la nostra ricerca e i nostri investimenti abbandonando il mercato italiano: lavoriamo solo con i mercati esteri dove i clienti pagano in anticipo le forniture e, con il ciclo finanziario così messo in moto, ci consentono di fare i nostri investimenti sia nella ricerca sia nell’innovazione.

Quali sono i vostri progetti di sviluppo internazionale?

Abbiamo due progetti importanti: uno in Russia e l’altro in Brasile. In Russia abbiamo appena aderito a una joint-venture con una farmaceutica russa di cui deteniamo il quaranta per cento. Il restante undici per cento per arrivare alla maggioranza è, comunque, detenuto da un gruppo italiano. Il nostro scopo è fornire il know-how necessario per far ripartire una grande struttura e farla entrare nel mercato europeo, non solo come produttrice di contenitori per case farmaceutiche, ma anche come fornitrice del contenuto. Per quanto riguarda il Brasile, vogliamo creare una branca produttiva che ci permetta di affrontare in modo più diretto un mercato in continua crescita come quello sudamericano.