Numero 21 - La modernità
Sam Mhlongo
capo del Dipartimento cure sanitarie e primarie (Università del Sudafrica, Pretoria)
L'AIDS INCORPORATE CONTRO LA MODERNITÀ DELL'AFRICA
Intervista di Sergio Dalla Val
Questa intervista ci è stata rilasciata al Festival della modernità il 22 giugno 2006, alla Villa San Carlo Borromeo, di Milano Senago. Prima della pubblicazione di questo numero, il 6 ottobre scorso, Sam Mhlongo è scomparso, in seguito a un incidente automobilistico. Ma la sua battaglia prosegue, anche con la nostra rivista.
Come potrebbe intendersi la modernità per il Sudafrica?
Il Sudafrica è nato soltanto dodici anni fa, con Mandela primo presidente, per cui, è uno stato abbastanza giovane. Modernità per i sudafricani potrebbe significare uscire dai secoli oscuri dell’apartheid per arrivare a una democrazia che non si basi sulla razza e che garantisca adeguate condizioni di vita per la gente, assicurando casa, cibo e posto di lavoro. Dovremmo tornare ai tempi precoloniali dell’impero Zulu, che si potrebbero definire con un’unica parola in lingua bantu abbastanza difficile da tradurre , ubuntu, che vuol dire umanità: un’umanità tale solo se ci sono altre persone intorno a te che ti qualificano come essere umano. Ubuntu significa questo e noi vorremmo ritornare a quei tempi.
Attualmente, alcuni avvenimenti in Sudafrica scaturiscono direttamente da quanto succede in Europa. Il Sudafrica è un misto tra il primo e il terzo mondo: da una parte, ci sono zone, anche molto estese, in preda a un’estrema povertà e, dall’altra, ci sono aree talmente sviluppate che non hanno nulla da invidiare alla California. Il risultato immediato di questa situazione è che il nostro paese attira gente da tante altre regioni africane. Complice anche il fatto che l’Europa ha chiuso le porte agli africani e noi siamo rimasti l’unica alternativa per gli enormi flussi d’immigrazione legale e clandestina. Al momento, abbiamo otto milioni d’immigrati alla ricerca di lavoro e questo ha provocato, come ben sapete dalla vostra esperienza, numerosi problemi. Ha portato al fenomeno della xenofobia e a problemi sociali come la prostituzione e lo spaccio di stupefacenti. Non voglio addentrarmi nell’argomento, ma se volete avere un’idea più concreta della situazione, in occasione della prossima edizione dei campionati mondiali di calcio del 2010, potete visitare il paese dell’arcobaleno, come chiamano il Sudafrica.
Qual è la situazione politica nel Sudafrica?
Qualche anno fa Armando Verdiglione mi chiese d’invitare il presidente della Repubblica del Sudafrica, Thabo Mbeki, a partecipare a un congresso internazionale alla Villa San Carlo Borromeo. Invito che formulai, ma che rimase senza risposta. Ciò che faceva e fa ostacolo a questa richiesta sono alcuni politici neri dell’African National Congress, il partito ANC al governo. Pur non avendo prove dirette, è evidente che sono le case farmaceutiche a sovvenzionare questi politici che hanno reso difficile l’intervento del presidente Mbeki alla Villa San Carlo Borromeo. Costoro costituiscono una seria minaccia per le conquiste democratiche conseguite nel primo governo Mandela. Nell’aprile del 2009 terminerà il secondo mandato presidenziale. Vista la sua posizione di politico africano di primo piano, oltre che di dissidente, sarebbe importante che rimanesse aperto questo invito, perché magari prima del 2009 sarà possibile trovare un modo per sconfiggere la mafia del suo governo.
Il dibattito sulla successione, attualmente, è limitato agli organi di stampa, principalmente anglofoni, ma non se ne parla nel partito al governo. La stampa, paradossalmente, preferirebbe Jacob Zuma, che è stato recentemente accusato di stupro ed è in attesa di giudizio per accuse di frode, ma viene spinto dalle case farmaceutiche per la presidenza. È difficile da prevedere, ma non penso che abbia grandi probabilità di riuscire, perché le case farmaceutiche restano gli unici sponsor.
Quali sono gli interessi delle case farmaceutiche in Sudafrica?
Cercano di dimostrare che le loro terapie antiretrovirali sono indispensabili per il cosiddetto Aids. Ma ciò che viene definito Aids, infatti, non è l’effetto di un virus ma la conseguenza della povertà, della malnutrizione e dell’inedia. È impossibile prescrivere una pillola o un farmaco per combattere la povertà, la risposta non è un farmaco. In quanto medico, io sono contro l’utilizzo di questi farmaci per i poveri, che hanno bisogno soltanto di cibo. Cosa di cui è convinto anche il presidente Thabo Mbeki, di cui sono consulente, che non ha cambiato la sua posizione in materia di Aids, nonostante sia stato zittito da questi politici neri al soldo delle case farmaceutiche. L’interferenza dell’Aids Incorporate così chiamo questo sistema farmaceutico opera a tutti i livelli. L’insegnamento della medicina in Sudafrica rispecchia questo stato di fatto. I giovani studenti di medicina hanno l’impressione che tutto ciò che vedono possa essere spiegato con l’Aids. Per esempio, durante una delle mie lezioni alla clinica universitaria, gli studenti stavano per sottoporre a un test dell’HIV una paziente perché presentava i seguenti sintomi: disidratazione, sete, perdita di peso corporeo, prurito e diarrea. Invece, ho chiesto di sottoporla a un test per la misurazione della glicemia e l’ho salvata. La glicemia di questa donna era 34 millimoli al litro: un medico sa cosa significa. Aveva una glicemia altissima, era diabetica, eppure avevano detto che soffriva d’Aids. Un caso simile è quello di una paziente che aveva un’emiparesi facciale: le era stata formulata una potenziale diagnosi di Aids, perché i giovani dottorandi che l’avevano in cura spiegano tutto con l’Aids.
Com’è recepita la sua battaglia all’interno dell’università?
Per quanto riguarda la mia libertà accademica, non ci si può sorprendere se sono stato denunciato al consiglio dell’Ordine dei medici da un’organizzazione, al soldo delle case farmaceutiche, che voleva farmi radiare perché, secondo loro, avevo una certa predilezione nei confronti delle terapie alternative. Ma in Sudafrica tante persone utilizzano terapie non tradizionali, per cui, accade spesso che mi chiedano di valutare i prodotti da loro usati per una serie di patologie e che io acconsenta di mettere a punto un protocollo per testarli. Inoltre, vado spesso in tv e alla radio per avvertire il pubblico dei pericoli della terapia e dei farmaci antiretrovirali. Questi sono i crimini di cui sono stato incolpato. Naturalmente, la mia vera colpa è quella di essere visto come una minaccia al potere delle case farmaceutiche. E le minacce verso di me scaturiscono da questi rami delle case farmaceutiche che sono contro di me e contro il presidente Mbeki.