Numero 28 - La politica del tempo
Dante Pagani
fondatore di Wepico srl, San Lazzaro (BO)
IL VALORE DELLA TESTIMONIANZA NELL'IMPRESA
A ottantadue anni, lei è un esempio d’imprenditore che ha contribuito, almeno in parte, al tessuto economico della città. In particolare, con la Wepico Srl, che lei ha fondato nei primi anni ottanta con socio e presidente Divo Bartolini, ha diffuso ulteriormente il prodotto Westinghouse, peraltro già trattato nei venti anni precedenti in altra azienda, presso le officine di riparazione di veicoli industriali, i ricambisti, i costruttori di veicoli come autobus, autocarri, macchine movimento terra e altri che richiedono la frenatura a aria compressa. Ma in che modo la Wepico si qualifica rispetto a altre aziende del settore?
Penso che il nostro servizio commerciale sia stato positivamente rafforzato dal servizio di supporto e di assistenza tecnica, nell’impiantistica e nell’utilizzazione e riparazione delle apparecchiature, e sia valso a conquistare la preferenza di costruttori e utilizzatori. I nostri venditori visitano il cliente almeno una volta la settimana, per raccogliere ordini, portare notizie e avere opportunità di informazione che altrimenti non sarebbero possibili. La Wepico è molto vicina al cliente con il supporto tecnico dei venditori che illustrano il modo d’impiegare le apparecchiature, i loro limiti e le loro caratteristiche tecniche. Le officine si aggiornano costantemente sulla riparazione meccanica dei mezzi di trasporto, ma quando si entra nella frenatura a aria compressa c’è una carenza che in questi quarant’anni di attività è stata colmata, almeno nella nostra zona, dalla Wepico.
Se dovesse dare un consiglio a un giovane imprenditore su come giungere al valore nella sua impresa, dopo tanti anni di esperienza, riuscirebbe oggi a dire quali sono gli elementi vincenti?
È essenziale far conoscere il proprio prodotto e, lungo il lavoro di promozione, anche se stessi, perché il rapporto con un cliente è tanto più solido e efficace nel tempo se si crea la stima, possibilmente reciproca, se il cliente avverte di trovarsi davanti a un operatore particolarmente dedito e interessato all’attività che svolge. I giovani che intraprendono un’attività imprenditoriale devono valutare le loro capacità e la loro forza, e metterli in gioco.
Lei lavora da quindici anni con suo figlio Giuseppe. Come si svolge questa collaborazione?
Sono estremamente soddisfatto della collaborazione con mio figlio, perché questo mi consente d’incontrarlo ciascun giorno. Quando gli proposi di occuparsi di questo settore e di entrare nell’attività, avrei potuto anche non trovare la sua disponibilità. Invece, lui dimostrò subito grande interesse verso la mia proposta, interesse che è cresciuto sempre più. Oggi sono sereno perché so che, con l’esperienza che ha acquisito e la volontà che ha dimostrato, oltre che con la cognizione tecnica del prodotto che trattiamo, è in condizioni di continuare a gestire l’azienda in modo eccellente.
Io raccomando quei genitori che hanno un’azienda di favorire questo interesse da parte dei propri figli, che, una volta introdotti nell’azienda, possono trovare la collocazione più gratificante.
Un giorno, un amico imprenditore mi confessò che il rapporto con il figlio nell’azienda era estremamente faticoso e difficoltoso, per le continue discussioni che intervenivano. D’altra parte, all’epoca, il figlio era praticamente il suo segretario. La sua intenzione era ineccepibile e, da bravo imprenditore, avrebbe potuto addestrare il figlio sulle orme della sua esperienza, però l’irrequietezza del ragazzo o l’aspirazione a una certa indipendenza lo rendeva critico e complicava i rapporti. Io gli proposi di affidargli la direzione di un settore dell’azienda e di seguirlo attraverso i dirigenti che aveva a sua disposizione.
Per fortuna, raccolse e attuò il mio suggerimento, che ebbe un successo eccezionale, tant’è che oggi il figlio gestisce l’intera azienda, che continua a essere una grande, vivace e protesa allo sviluppo.
È stata un’esperienza positiva responsabilizzare il giovane, anziché coprirlo sotto l’ala della proprietà, dicendo: “Ecco, un giorno questo sarà tuo”. Non basta dire “questo sarà tuo”, bisogna arrivare a fare apprezzare quello che si ha in quel momento.
Ciascun figlio ha la propria personalità e le proprie fantasie che, a volte, gli impediscono la riuscita. Abbiamo visto aziende importantissime che, una volta morto il capostipite, sono state viste dai figli come un peso e infine distrutte dalla terza generazione. Questo è un classico. Quindi, conta molto la formazione e la capacità del padre di trasmettere la sua eredità.
Dopo avere superato l’età della pensione, seppure continuando a occuparsi parzialmente dell’azienda, quali altre attività la impegnano oggi?
Effettivamente ora, essendo l’azienda praticamente gestita da mio figlio e avendo conseguentemente del tempo disponibile, mi sono dedicato a collaborazioni con altri enti, quali un club internazionale dedito a iniziative umanitarie e a un’associazione di ex studenti di un liceo scientifico che ho frequentato in gioventù.
L’associazione promuove incontri con gli attuali studenti con iniziative varie, come per esempio conferenze di imprenditori, per offrire agli studenti indirizzi futuri e istituire premi in denaro per l’approfondimento di particolari aspetti attuali e passati, in ciò usufruendo della benemerita disponibilità di fondazioni bancarie locali.