Numero 29 - La scrittura del pianeta
Viktor Erofeev
scrittore, giornalista, regista
L'ENCICLOPEDIA DELL'ANIMA RUSSA
I critici dicono che alcuni miei libri sono terribili e davvero spaventosi, poi qualcuno li legge e non è assolutamente d’accordo con tali giudizi. In questo libro non c’è niente di strano e tanto meno di terribile. Ritengo che L’enciclopedia dell’anima russa (Spirali) sia il libro più scioccante di tutta la storia della letteratura russa. Con queste parole non voglio dare giudizi di merito, la mia è semplicemente la constatazione di un dato di fatto. In Polonia, per esempio, è diventato un best seller e questo fa riflettere, perché i polacchi odiano i russi e la loro russofobia è talmente elevata che il fatto che apprezzino uno scrittore russo è sospetto. I critici polacchi hanno addirittura scritto che in questo libro il carico di russofobia è talmente forte che loro, polacchi, sono costretti a difendere la Russia. Grazie a questo libro, i polacchi cominceranno finalmente ad amare la Russia. Volendo dare una dimensione metaforica di questo libro, lo paragonerei allo scontro frontale tra due automobili che viaggiano a gran velocità. In questo libro corrono alla stessa velocità due emozioni contrapposte, l’amore e l’odio per la Russia, fino a scontrarsi violentemente. Sarà il lettore a decidere chi sopravviverà; il lettore sceglierà liberamente se l’amore vincerà sull’odio o piuttosto l’odio sull’amore.
La storia della Russia è fatta di odio e di sofferenza, è una storia in cui l’uomo è stato costretto a vivere vessato e tormentato. Questa è la ragione dell’odio. Le domande eterne che ci poniamo sono come sia stato possibile che sia accaduto tutto questo e di chi sia stata la colpa. La ragione dell’amore si riscontra nella sconfinata capacità d’immaginazione dei russi, che perciò sanno mentire molto bene, oltre che cantare divinamente. Voglio fare un piccolo esempio, che non è una barzelletta come potrebbe sembrare. Se un berlinese incontrasse un russo e gli chiedesse un resoconto del giorno precedente, il russo gli farebbe un breve racconto della giornata trascorsa; a quel punto il tedesco non potrebbe che meravigliarsi di come viva bene il russo e di quali grandi avventure abbia. In realtà, la giornata del russo non è particolarmente interessante, ma la sua descrizione è straordinariamente immaginativa.
Potrei definire questo libro un immenso cumulo d’immondizia che ho cercato di raccogliere nello stesso posto o un’opera post post-modernista. Tuttavia, se consideriamo le cose da un altro punto di vista, dal letame possono nascere fiori. Esistono parecchi siti web costruiti dai nazionalisti, dai fascisti e dalle frange estremiste della Russia, dove sono riportati elenchi di coloro che vengono considerati nemici del popolo. In questi elenchi sono menzionate un centinaio di persone, tra cui il presidente Bush, Gorbacev e alcuni scrittori; c’è anche il mio nome, quindi sono considerato un nemico della Russia. In uno di questi elenchi figurava anche Anna Politkovskaja, la giornalista russa recentemente assassinata.
Per ciascuno scrittore il libro è come un figlio e io considero l’edizione della mia Enciclopedia pubblicata in Italia come un figlio di cui vado molto orgoglioso, perché è vestito molto bene: ha una splendida copertina ed è stato portato alla luce in tempi record dall’editore Armando Verdiglione, con la traduzione di Elena Corti. È il mio terzo figlio in Italia e io sono molto lieto di prenderlo per mano e di accompagnarlo in giro per il vostro paese. Penso agl’inizi oscuri di scrittore, quando ancora scrivevo e leggevo le mie opere davanti a due o tre persone in clandestinità. Tra queste c’era chi mi voleva bene e chi non mi sopportava, e dopo le letture c’era chi si prendeva a pugni; anche le ragazze litigavano fra loro: alcune mi amavano, altre mi odiavano.
L’errore metodologico fondamentale dei critici occidentali nei confronti della Russia è che fanno valutazioni con criteri di tipo occidentale, quindi peccano di eurocentrismo. Il risultato è che l’occidentale vede la Russia come un’enorme stanza piena di porcherie e la reazione immediata è quella di pensare che bisogna fare pulizia e mettere in ordine: solo allora sarà degna di entrare nell’edificio europeo. L’uomo che vive in Siberia si domanda, invece, come sia possibile che gli occidentali non amino i russi, che sono fedeli alla Santa Russia, e conclude che gli occidentali, cioè gli ucraini, gli svedesi e i polacchi, vengono dal diavolo, perciò non possono amare i russi, che invece sono santi. Pensano in questo modo non solo gli estremisti, come i nazionalisti, ma un buon novanta per cento dei russi, anche se non lo dicono con gli stessi termini che uso io. Per dare un quadro della Russia, dobbiamo porre su due poli opposti la sua religiosità e la sua spiritualità, da una parte, e l’antireligiosità e l’antispiritualità, dall’altra: così, si potrà comprendere la realtà della religiosità e della spiritualità della Russia.
La capacità di conciliazione degli estremi in Russia è straordinaria e molto spesso la differenza tra il sì e il no è talmente minima che si può addirittura azzerare.
Recentemente, sono stato in un paese della Siberia dove alcuni bambini giocavano con le pietre, causando la rottura della finestra di una discoteca. Un poliziotto grande e grosso, uscito dal locale, ha additato un bambino come il responsabile del danno. Il bambino gli ha risposto in modo straordinario, non ha detto né sì né no. In russo il sì si dice da e il no si dice niet. Il bambino ha risposto nooo, che vorrebbe dire sì e no allo stesso tempo, il massimo dell’ambiguità. Il bambino non ha mentito e non ha detto la verità.
Questo è un esempio dell’ambiguità degli opposti che si realizza in Russia. Durante una trasmissione televisiva di una rete locale, mi è stato chiesto quale sia la situazione oggi in Russia; ho risposto semplicemente che è molto migliore di quella che pensano gli occidentali e molto peggiore di quella che pensa Putin.