Numero 29 - La scrittura del pianeta
Antonella Filastro
psicoterapeuta
LA COMPLICITÀ DI INTELLETTUALI E ARTISTI CON IL TOTALITARISMO
Quando ho iniziato a leggere il libro Il nuovo pensiero forte. “Marx è morto, Freud è morto, e io mi sento molto meglio” (Spirali), ho pensato subito: questa è la voce libera, solitaria e creativa di Luigi De Marchi, che ammiro tanto proprio per il suo coraggio di essere stato e di essere tuttora un autore che ha mantenuto l’indipendenza intellettuale e continua ad andare controcorrente. La novità del libro sta nel fatto che affronta in chiave psicologica i grandi problemi umani, politici e culturali. Non a caso, s’intitola Il nuovo pensiero forte, perché offre un nuovo metodo di analisi.
Il capitolo Picasso, un Barbablù della pittura mi sembra emblematico della flessibilità con cui l’autore si accosta ai grandi temi. Vediamo in che modo applica i criteri della psicanalisi e della psicologia reichiana: “Sfogliando recentemente un catalogo delle opere di Picasso scrive ho dovuto constatare che, delle 170 opere presentate […], 120 rappresentavano figure femminili mostruose, sventrate, deformi, grottesche, mutilate, mentre un’altra ventina rappresentavano figure infantili altrettanto maciullate. Viceversa, ho visto un solo quadro a soggetto maschile, Il fumatore, che però era del tutto privo della carica vandalica scatenata contro le donne e i bambini”. Quindi, soffermandosi sulla distorsione in senso sadico della sessualità repressa, arriva a concludere che Picasso aveva nei confronti della figura femminile chiare spinte sadiche.
Ovviamente, tutto ciò era stato occultato dalla cultura dominante dell’epoca, in particolare dalla “parrocchia comunista”, che in quegli anni aveva cercato di “dare nobili spiegazioni dell’ossessiva misoginia delle pitture picassiane. La più diffusa era quella che, con le sue opere così ovviamente intrise di sadismo, Picasso aveva voluto ‘colpire nella donna solo la generatrice di mostri bellicisti e fascisti’. Ma è stata […] solo una razionalizzazione molto trasparente e ben poco convincente. Anzitutto essa non spiega il furore di Picasso anche verso i soggetti infantili: a meno che il maestro, con quelle pitture, non avesse voluto denunciare e sterminare metaforicamente i ‘Figli della Lupa’ come me, pericolosissimi nemici della gloriosa rivoluzione comunista…”. Soprattutto essa non spiega perché mai Picasso dovesse accanirsi tanto contro le donne senza mai avvertire un analogo impulso distruttivo e punitivo verso i maschi adulti, che del fascismo e del bellicismo erano sempre stati gli artefici e i militanti più entusiasti e sanguinari”. E De Marchi conclude dicendo che “Sì, credo proprio che il rapporto tra sadomasochismo e fanatismo (politico e religioso di destra e di sinistra) può molto aiutarci a capire la vergognosa complicità di tanti intellettuali e artisti di ieri e di oggi con i movimenti totalitari”.
Un altro capitolo in cui mi sembra abbastanza evidente la dimensione psicosociologica è quello sulla personalità e sulla canzone di Lucio Battisti: Lucio Battisti, canto libero tra marxismo e familismo. Anche qui l’autore si sofferma sulla personalità dell’artista: una personalità autentica e semplice, che si sentiva incompresa. Da una parte c’era una cultura di massa e di vertice intrisa di demagogia insieme a un dogmatismo ideologico da cui una personalità di questo tipo si sentiva soffocare, e, dall’altra, una famiglia che aveva sequestrato quell’uomo libero, sia durante la malattia sia dopo la morte.
Però Battisti, nonostante tutto, ha continuato a parlare il linguaggio delle emozioni. Nonostante all’epoca prevalesse una cultura in cui venivano diffusi slogan come “sesso senza amore” e al sentimento veniva opposta la violenza, ha continuato a parlare al cuore dei giovani, a parlare della solitudine esistenziale, dell’amore e della tristezza. Per quanto riguarda la cultura familista, mi basta citare la conclusione dell’autore: “Un grande artista non appartiene ai suoi familiari, che del resto ben di rado ne sanno apprezzare appieno la grandezza, ma a tutta l’umanità o comunque a tutti coloro che lo hanno amato”.