La Città del Secondo Rinascimento

Numero 22 - La cura del tempo

Daniele Benatti
presidente della Società Consortile Q.E.T.

UN CONSORZIO PER LO SVILUPPO IMPRENDITORIALE DELL'ODONTOIATRIA

intervista di Margherita Ferrari

Come si è costituita e con quali obiettivi la Società Consortile Q.E.T.?

In un periodo di forti cambiamenti, che da anni investono il settore dentale, e soprattutto in una fase in cui sta evolvendosi verso una tecnologia molto più specialistica e sofisticata, alcune aziende odontotecniche, anche se concorrenti tra loro, hanno cercato di trovare un minimo comune denominatore per svolgere attività insieme. Un esempio di collaborazione può essere l’acquisto di tecnologia: un’apparecchiatura costosa può essere acquistata in consorzio e sfruttata da ciascun socio; un altro può consistere nella valutazione collettiva di tracce e percorsi formativi da far seguire ai nuovi assunti, in modo da mantenere costante l’interazione fra scuola e lavoro. Un altro può essere la ricerca comune di nuovi materiali.

Così è nata l’idea della società consortile, costituitasi nel 2005, dopo un anno di anticamera, per rendere l’odontotecnica, un mestiere tipicamente manifatturiero e artigianale, una professione a carattere industriale, dove i fondatori (Lorilabors S.r.l., l’azienda che insieme ad altri soci gestiamo, Ascari e Benassi & C. s.n.c. di Modena, Modent S.r.l. di Modena, Bonfiglioli e CCD S.r.l. di Bologna, Niranium S.r.l. di Bologna, Dental S.r.l. di Bologna, Bolognesi Valter S.n.c. di Bologna e Character S.r.l. di Bologna) hanno creato un percorso comune per la certificazione ISO 9000. In questo momento altre aziende hanno inoltrato domanda per divenire socie, ma non è immediato l’assenso, perché chiediamo che siano presenti alcuni requisiti per noi essenziali. Ci siamo dati un codice deontologico, uno statuto e un regolamento, proprio perché non vogliamo creare una lobby, ma puntare alla qualità. Una qualità, supportata dall’etica professionale e umana, insita prima di tutto nella mentalità dell’imprenditore odontotecnico che abbia ben chiaro il rispetto dei ruoli nei confronti del medico, quale nostro principale cliente. Una qualità che va oltre il prodotto, ma che interagisce appunto con il livello dei clienti e dei nostri collaboratori, definiti insieme tra i principali patrimoni delle nostre aziende.

Qual è l’approccio della vostra azienda all’odontoiatria protesica e all’ortodonzia?

La nostra azienda e quelle dei nostri soci si propongono come elementi di supporto allo sviluppo dell’odontoiatria protesica: non a caso, diverse realtà del Consorzio collaborano con strutture universitarie e con professionisti che hanno una valenza elevata in campo nazionale. Inoltre, diversi collaboratori e soci del Consorzio sono essi stessi relatori a convegni e dimostrazioni e hanno cariche a livello nazionale in associazioni culturali che rappresentano un buon livello di odontoiatria in Italia. Abbiamo un approccio globale nei confronti del lavoro, poiché all’interno del Consorzio riusciamo a produrre tutto ciò che è dispositivo medico in campo odontoiatrico e nulla viene fabbricato all’esterno. Occorre, tuttavia, sapere che i laboratori sono generalmente strutture concentrate su uno o due rami del settore, poiché oggi non è più possibile fare i tuttologi. Anche questa è stata una delle ragioni che hanno portato alla creazione della Società Consortile e in tal modo è stato possibile ripartire le competenze, pur mantenendo l’indipendenza di ciascun socio.

Qual è il valore che ha per voi la ricerca scientifica e la collaborazione con l’università?

Enorme. Abbiamo la fortuna di collaborare con l’Università di Modena, dove c’è un ottimo livello di odontoiatria. Inoltre, la preparazione degli odontoiatri provenienti dalla nostra Università è migliorata notevolmente in funzione dei rapporti tra la direzione universitaria di un corso di laurea, che dà il giusto valore alla formazione tecnica e al laboratorio odontotecnico. Questo vale anche per i soci bolognesi del Consorzio, i quali, in diversi frangenti di collaborazione con altre Università, hanno espresso le stesse valutazioni. Ciò non toglie che possono accadere in taluni casi, differenti vedute tra medico e tecnico sul piano progettuale di un dispositivo. Al primo compete tutto l’aspetto clinico e il rapporto con il paziente, al secondo tutta la parte tecnica e, se entrambi hanno rispetto del ruolo altrui, difficilmente s’incontrano ostacoli invalicabili. Preferisco un dialogo migliorativo, piuttosto che la demonizzazione del cliente, anche perché è abbastanza contro logica demonizzare una componente primaria del dentale. Per questo apro una parentesi proprio a favore del dentista. L’odontoiatria è una disciplina complessa, ed è cambiata tanto dagli anni settanta, ottanta, in cui erano molto più evidenti la facoltà e la volontà di tenere oppresso il proprio collaboratore odontotecnico. Le aziende odontotecniche che hanno subito questi aspetti o continuano a subirli non sono evidentemente spinte a favorire un buon rapporto con il dentista che a volte pecca di scarsa modernizzazione mentale. Quelle che invece hanno cercato di fare valere la propria professionalità e imprenditorialità hanno attivato un dialogo con loro, molto più alla pari. Nessuno di noi si sente il collaboratore di serie B del medico dentista, per questo ci impegniamo a migliorare i nostri prodotti e servizi per lui, e ciò comporta una crescita tutti i giorni, elevando il concetto di “fare squadra”. Crescita che, in ultima analisi, va a beneficio dell’utente finale (il paziente).

Questa parentesi si ricollega alla domanda sulla collaborazione con il mondo universitario, premettendo che, nonostante l’università sia il luogo dove tutti vanno a formarsi, l’odontoiatria in Italia è una disciplina che viene ancora esercitata, nella maggior parte dei casi, in ambito privato. Quindi, non è una disciplina tipicamente pubblico-ospedaliera, anche se c’è una crescita in questa direzione. La collaborazione con la struttura universitaria è per noi di notevole importanza, così come la collaborazione con le case produttrici di materiali, di macchinari e di attrezzature.

Quando si parla di cure odontoiatriche, spesso la gente si preoccupa degli alti costi. Perché, nonostante le nuove tecnologie, i costi restano elevati?

L’odontoiatria è una branca della medicina quasi completamente esclusa dal Servizio Sanitario Nazionale, è svolta da liberi professionisti ed è una disciplina molto costosa: un professionista che vuole offrire al cliente determinate garanzie e condizioni di assoluta sicurezza dal punto di vista medico-sanitario, rispettando tutte le norme relative agli accreditamenti che le leggi regionali e nazionali gli impongono, deve sostenere costi giornalieri abbastanza elevati. Non a caso, la sanità pubblica sta incrementando un certo tipo di assistenza odontoiatrica per i meno abbienti e questo segmento, in alcune aree come l’Emilia Romagna, sta infatti decollando grazie a professionisti che lavorano nel pubblico come nel loro studio privato.

Per le aziende odontotecniche invece il costo maggiore, che si ripercuote sul manufatto venduto poi al medico, è dovuto alla mano d’opera, poiché il nostro è un mestiere tipicamente manifatturiero. Posso però assicurare che l’alto costo della riabilitazione protesica non dipende dall’alto costo del manufatto, bensì da un insieme di fattori, come le tecnologie utilizzate, la garanzia e l’assistenza che viene fornita e la modalità di svolgimento del lavoro, dal punto di vista sia odontotecnico che medico. In questo momento, proprio utilizzando la “forza” economica, professionale e intellettuale del consorzio, stiamo percorrendo una strada che riteniamo possa portare diversi benefici verso un’ulteriore qualità e durata dei dispositivi, senza magari elevarne i costi. Stiamo parlando dell’adozione di sistemi Cad-Cam per trasferire buona parte della produzione manifatturiera sul tecnologico, elemento questo che in prima battuta impone comunque un certo tipo d’investimento sia tecnologico che di capitale umano (nuove figure professionali come un ingegnere meccanico). In ogni caso, il paziente che si reca da un dentista ritenuto costoso deve assicurarsi innanzitutto che tale professionista operi secondo criteri adeguati. L’alto costo della prestazione può essere determinato dal fatto che il dentista in questione offre un prodotto di qualità garantita, affidabile e salutare, rispettando tutti i crismi di sterilità stumentale e igenizzazione dell’ambiente in cui il paziente si reca. Tra i dispositivi che vengono definiti costosi c’è l’apparecchio correttivo per le malocclusioni dentarie dei bambini. Un genitore che affronta una spesa di qualche migliaio di euro deve però considerare che una bocca terapeuticamente sistemata è un “investimento” per i prossimi venti, trent’anni. E questo vale per ciascun paziente: recarsi da un dentista la cui prestazione costa di più, ma che offre maggiori garanzie, rappresenta una sicurezza per il futuro della sua salute dentale e non solo. Per offrire ciò lo stesso dentista cercherà a sua volta di servirsi di laboratori odontotecnici qualificati, che adempiono alle norme di fabbricazione dei dispositivi, che gli offrono garanzie, qualità a trecentosessanta gradi e grande affidabilità nel tempo.