La Città del Secondo Rinascimento

Numero 31 - La libertà, l'arte, l'impresa

Carlos Carralero
scrittore, dissidente cubano

IL SATURNO CUBANO

Com’è sorta l’idea di paragonare, nel suo libro Saturno e il gioco dei tempi (Spirali), Fidel Castro al dio Saturno?

L’idea di Saturno mi venne un giorno mentre visitavo il museo che una volta era la caserma Moncada a Santiago. Ci soffermammo un attimo su una foto ingrandita, dove comparivano i giovani che avevano assaltato la caserma, ma uno di questi aveva la testa attorniata da un cerchio. Qualcuno chiese chi fosse, la guida rispose che era un traditore. In quel momento mi è sorto il paragone con Saturno, che divorava i suoi figli. Infatti, quel condannato al cerchio era Chanes de Armas, un compagno di Castro che prima fu condannato insieme a Castro e poi, nel 1961, accusò Castro di comunismo e per questo fu condannato a trent’anni di prigione. È stato un grande eroe, perché, come Armando Valladares, in carcere non si mise mai la divisa di detenuto comune, rifiutò la rieducazione e l’omaggio alla rivoluzione. In quel periodo si diceva che il prigioniero politico che scontava la condanna più lunga al mondo era il sudafricano Nelson Mandela, invece era Chanes, uno dei centoventi compagni di Castro che assaltarono la caserma con lui. Questo dice della capacità di Fidel Castro di togliere di mezzo chi tenta per un istante di ostacolare quello che è stato il suo grande obiettivo: il potere.

Castro oggi si è ritirato...

Castro è scomparso politicamente, però il suo fantasma ci perseguita. Il mio disegno letterario di denuncia su Saturno resta, perché il Saturno cubano non solo ha divorato i suoi compagni, non solo li ha fucilati tramite i tribunali rivoluzionari – fratelli gemelli dei tribunali popolari in Italia – e non solo ha sterminato i compagni che si sollevarono contro di lui in una guerra tra il ‘60 e il ’66, sulla montagna dell’Escambray, che lui eufemisticamente chiamò “lotta contro i banditi”, ma se la prese anche con i familiari e gli amici, che cercavano di nascondere i ribelli: li mandò nell’ovest del paese in una zona desertica per creare delle comunità che alcuni chiamano Sandino, altri Lopes Peña, con i nomi di eroi latinoamericani o cubani. Per anni, i ragazzi che vivevano in queste comunità simili a famiglie non hanno più visto i genitori, dal momento che alcuni erano in prigione e altri erano stati fucilati.

Un’altra cosa che non si sa del castrismo è che istituì i campi di concentramento per gli amici e i famigliari dei primi combattenti e ribelli, che poi sterminò. A partire dal 1966 questa lotta finì e i cubani non pensarono più a combattere perché ormai era inutile, ma ancora oggi a Cuba se ti trovano con una piccola bomba o una pistola addosso possono anche condannarti a morte. Nel 1976, nacque in prigione il primo tentativo di lotta civile e fu fondato il Comitato per i diritti umani, a opera di Riccardo Bofil, che vive negli Stati Uniti, dopo aver scontato dodici anni di prigione. Un altro dei fondatori era Gustavo Arcos, uno degli assaltanti alla Moncada, morto due anni fa.

In questi anni, Saturno ha divorato quello che era il paese più ricco e progredito dell’America Latina e lo ha convertito nel secondo più povero. Ha distrutto i valori nazionali in un paese in cui adesso, in campagna, anche i bambini si prostituiscono per mangiare.

A Cuba non c’è lavoro e per procurare da mangiare ai figli bisogna espatriare. Con il risultato che, alla fine, i profughi vengono chiamati mercenari. Semmai è Castro a essere sempre stato un parassita: anche lo yacht Gramma, con cui sbarcò dal Messico con i suoi uomini, era stato comprato con gli aiuti della sinistra americana. È stato aiutato con più di cinque miliardi di dollari all’anno dal blocco comunista, con un importo superiore a quello dato dal Piano Marshall per l’intera Europa, e oggi deve diciannove miliardi all’Occidente e alla Cina. Ma Cuba resta un paese poverissimo, nonostante ci siano migliaia di ettari incolti, perché lo stato padrone impedisce l’iniziativa dei contadini.

Come reagiscono i giovani alla situazione?

L’unico obiettivo del 97 per cento dei giovani cubani è scappare dal paese. Tra gli ultimi, ha tentato di fuggire il più importante cantante di musica raggethon, partito un mese fa su un’imbarcazione molto fragile e poi scomparso. Nel fondale dello stretto della Florida ci saranno almeno ottantamila cubani. Molti hanno tentato il viaggio sul carrello dell’aereo, ma sono morti, uno anche su un volo per Milano. Recentemente, una ragazza si è nascosta dentro uno scatolone, con un cellulare e una bottiglia d’acqua, e si è salvata perché il viaggio era vicino, a Miami, in Florida, dove poi le hanno concesso asilo politico. Ci sono cubani che vogliono lasciare il paese perché non vedono speranza. Per questo si pensa che gli americani stiano trattando con Raul Castro perché, in quanto capo dell’esercito e adesso capo del governo, è il solo che possa controllare un’immigrazione massiccia.

Valladares ha detto che quando muore Fidel cadrà Raul...

Secondo Valladares, Fidel è il guardaspalla di Raul: morto Fidel, nessuno lo proteggerà. Raul sicuramente è odiato da un gruppo di militari, che lui ha mandato in pensione. È odiato anche per la storia di Arnaldo Ochoa, un generale che vinse le due guerre castriste in Etiopia e Angola, ma fu ingiustamente accusato di traffico di droga e condannato a morte con la complicità di Raul.