La Città del Secondo Rinascimento

Numero 31 - La libertà, l'arte, l'impresa

Ugo Lenzi
avvocato

UN NUOVO MODO DI GOVERNARE BOLOGNA

Bologna è in declino perché in declino è la filosofia che la governa. Emblematico è l’esempio del people mover, il trasporto rapido monorotaia tra l’aeroporto Marconi e la stazione centrale: se non si raggiungeranno i 4 milioni di passeggeri all’anno (e non si raggiungeranno, perché la navetta ATC che svolge il servizio attualmente ne trasporta 350.000), il Comune ha stabilito di concorrere alle spese con 1.500.000 euro all’anno per i prossimi trent’anni, annunciando così l’iscrizione di un’ipoteca sulle risorse delle prossime generazioni.

Se vogliamo avere una speranza per noi e per le generazioni che verranno, questo modo di governare non può più avere cittadinanza. Il vincolo di bilancio imposto dall’euro e la selezione imposta dalla globalizzazione hanno tagliato alla radice questa politica, lasciando una pianta che avvizzisce lentamente, trascinando la città nel degrado.

Bologna Capitale è la lista di chi non si rassegna a questo destino. È la lista di chi crede sia possibile cambiare una storia, che altri vogliono già scritta, e rilanciare Bologna verso il ruolo che in Italia e in Europa le compete per la sua storia, le sue tradizioni, il senso civico dei suoi abitanti e la sua collocazione geografica.

In questo senso, Bologna Capitale non è né di sinistra né di destra, ma è realmente rivoluzionaria rispetto alla “morta gora” nella quale agonizza la città.

Oggi le giovani generazioni vedono il loro futuro schiacciato dal peso di un debito pubblico e previdenziale che assorbe gran parte delle entrate dello Stato, perché la politica del secolo scorso era la politica della cicala, che vive il presente dando tutto a tutti, illudendosi di procrastinare all’infinito il momento del pagamento del conto. Nel terzo millennio, governare significa andare contro questa vecchia politica con un nuovo metodo.

L’unico modo per fermare il declino senza ridurre i dipendenti pubblici, tagliare la spesa sociale e gli investimenti è quello di garantire alla nostra comunità un percorso di crescita che si realizzi nell’efficienza, nell’eccellenza e nella produttività complessiva del sistema.

Il Comune, da semplice distributore di risorse, deve diventare il motore dello sviluppo, con un’azione di coordinamento e sostegno di singoli, associazioni, imprese e istituzioni evitando, per quanto possibile, di sostituirsi ai soggetti economici: il maestro dirige l’orchestra, ma sono gli orchestrali a suonare.

Se il centro storico medioevale più grande d’Europa, l’Università più antica del mondo, la viabilità nazionale che pone Bologna al centro dei traffici nazionali e, potenzialmente, internazionali, per la vecchia politica sono ancora problemi, al contrario, devono diventare punti di forza da valorizzare e sui quali fare leva per il rilancio economico e sociale.

Questo è possibile se, con spirito imprenditoriale, consideriamo lo statuto di sindaco non come un incarico onorifico di fine carriera o, peggio, di garante di equilibri consociativi consolidati, ma come lo statuto di primo manager della città al quale affidare un programma di sviluppo decennale con obiettivi precisi. Così il programma elettorale smette di essere la lista dei desideri, per divenire un insieme di progetti coerenti, mirati e condivisi con la popolazione che ha la certezza che, se si vince, verranno realizzati presto e bene, perché si autosostengono!

Daniele Corticelli, presidente di Bologna Capitale è una persona che, per competenze, esperienze di vita e storia personale, può essere una risorsa preziosa per la nostra città. I bolognesi se ne stanno rendendo conto molto velocemente, se è vero, com’è vero, che in soli quindici giorni, secondo sondaggi “ostili”, Corticelli raccoglie già il 5 per cento dei consensi mentre altri, nello stesso tempo, hanno perso otto punti percentuali.