La Città del Secondo Rinascimento

Numero 33 - La crisi e la riuscita

Antonella Silvestrini
psicanalista, scrittrice, presidente dell'Associazione La cifra di Pordenone

LA CIFREMATICA PER LA RIUSCITA

La rivista “La cifrematica” (Spirali) è uno strumento indispensabile per dissipare i pregiudizi su cui si regge il conformismo sociale. E ogni rappresentazione del disagio e dell’inquietudine si basa sul conformismo sociale. La cifrematica constata che la vita procede secondo l’inconscio. È una constatazione che fa già Freud ed è ciò che lo qualifica scrittore, romanziere e artista. La vita procede dalla contraddizione, per via di lapsus, di sbadataggini e attraverso le sorprese del sogno. In questa accezione, la vita ha una struttura narrativa: non possiamo ordinarla, sistemarla, sistematizzarla, perché non risponde al principio aristotelico di unità. Chi penserebbe di unificare e di sistematizzare un romanzo? Questa constatazione toglie la patina di patologia da tutto ciò che non torna e da tutto ciò che c’interroga e c’inquieta.

L’abbaglio dello standard, a cui si crede di dovere aderire per essere accettati, comporta una pena e una mortificazione della vita, cancella la forza della pulsione. In nome dello standard, noi correggiamo, purifichiamo, tendiamo a eliminare il disagio, l’anomalia. La vita non è standard. Nessun artista, nessun imprenditore inventa o introduce una novità partendo dal canone. È impossibile proseguire la battaglia a partire dallo standard. Oggi più che mai, i nuovi scenari e la crisi esigono curiosità intellettuale e intelligenza nuova.

Che cos’è la cifrematica? È il modo con cui ciascuno trova l’intelligenza nella sua strada. Un’intelligenza che non è già data, non è naturale, ma comporta lavoro, invenzioni, obiezioni, in breve, l’itinerario. Ciascuno si trova in un’istanza di riuscita o s’imbatte nella riuscita in uno dei fronti della giornata, ma la vera questione è l’integrità della giornata stessa, cioè portare a capitale ciascun aspetto della vita, ed è questa la scommessa dell’intelligenza.

Può accadere che un imprenditore abbia un’attività molto solida e ricca, si trovi in una scommessa e in un rischio, ma per i propri figli prospetti rassicurazioni e si allarmi se non hanno un posto fisso. Questa è slealtà intellettuale e non porta frutti. Può accadere che l’imprenditore viva la giornata con entusiasmo ma poi, in una sorta di complicità con i suoi collaboratori, quando entra in azienda dica: “Purtroppo oggi è lunedì, non vedo l’ora che sia venerdì”. Questa caduta di stile, di rigore e di follia si trasforma in un peso nella vita di ognuno. La questione linguistica è essenziale e la cifrematica è un allenamento alla cura redazionale di ciascun dettaglio della giornata. La cifrematica è una ginnastica indispensabile per i giovani, non intesi come gruppo sociale. Essi vanno incontro a un avvenire non prevedibile e inimmaginabile, in cui nulla è scontato, ma proprio per questo la scommessa è bellissima. La questione intellettuale è indispensabile in una società in cui non c’è più la garanzia del posto fisso, in cui si aprono nuove sfide, nuove chance e occorre essere molto allenati per inventare nuove opportunità. La realtà è complessa, richiede strumenti linguistici e prove d’ingegno. I giovani sono interessati a una nozione di vita differente, che non sia sopravvivenza o tentennamento tra obblighi sociali, rinunce, remore, nascondimenti e compromessi sociali. C’è entusiasmo e curiosità, ma occorre anche intendere che la vita è l’atto di parola, un atto non consumistico, per cui è impossibile immaginarla come un conto alla rovescia. Occorre dissipare la tentazione di pensare a ogni cosa a partire dalla fine, come qualcosa che si consuma.

La cifrematica è indispensabile anche per le donne, che non accettano più di trovarsi a oscillare nell’alternativa tra la moglie amabile, la madre amorevole, la virago in carriera e la sedotta e abbandonata, in breve in uno statuto caricaturale. Straordinaria l’elaborazione compiuta da Armando Verdiglione del mito della madre come mito del tempo. Il mito della madre indica che il tempo non finisce. Gli effetti, le implicazioni di questa elaborazione, per una donna, sono inimmaginabili. L’idea che il tempo finisca ha conseguenze anche sulla questione bambini: se il tempo finisce, i bambini sono un limite al lavoro, alla soddisfazione e al narcisismo. Invece, i bambini instaurano l’infinito nella vita di ciascuno, esigono dispositivi di accoglienza e di ospitalità. I bambini non sono qualcuno di cui occuparsi, da accudire, da confortare, i cui desideri soddisfare. I bambini arrivano in un itinerario che incomincia innanzitutto con l’arrivo di un nome, quindi con l’instaurazione di una particolarità, di una fiaba, che è l’esordio di un caso linguistico e di qualità. E questo non ha nulla di infantile. L’idea che il tempo finisca e che le cose vadano pensate a partire dalla loro fine ci porta a avere con la vita un approccio liquidatorio, foriero di spreco, denigrazione e degradazione.

La cifrematica non offre soluzioni o visioni del mondo, è uno strumento indispensabile per affrontare con lucidità le cose e è indispensabile per ciascuno che si trovi in un ufficio, in un’azienda, in un progetto. Se la vita è immaginata come un sistema secondo il principio di unità, allora è sopravvivenza. E la sopravvivenza è senza ironia, come nel totalitarismo. Dobbiamo renderci conto che c’è un totalitarismo molto silenzioso: quello del luogo comune da cui ognuno si trova tentato. Per questo è essenziale valorizzare la dissidenza, che riscontriamo vivendo e che ci contraddistingue, e portarla a capitale. Allora ci sono i termini per la riuscita, per la salute, per l’allegria, per la felicità e per la tranquillità. Nella sopravvivenza nessuno è felice. Solo la dissidenza, la parola e la curiosità intellettuale ci portano a valorizzare e a capitalizzare ciascun istante della nostra giornata e della nostra vita.